Milano, nell’atelier dei sogni fra abiti da Sissy e Nureyev/ FOTO

Delia "Dopo l'Oscar alla Grande Bellezza tutti sognavano la giacca di Jep Gambardella ... E qui c'è"

Delia Giubeli gestisce "Lory costumi teatrali" (NewPress)

Delia Giubeli gestisce "Lory costumi teatrali" (NewPress)

Milano, 29 agosto 2017 - Gioco della casualità o destino? Chi può dirlo. Certo è che nella storia di Delia Giubeli, titolare de «La Lory Costumi Teatrali», negozio in via Muratori 46 per il noleggio di abiti e costumi di ogni epoca, si accavallano un numero impressionante di coincidenze. Nata nell’hinterland 38 anni, a Zibido San Giacomo, Delia a 19 anni si è trasferita a Bologna. Dopo la laurea al Dams, ha trascorso quattro anni a Londra, lavorando al Camden People’s Theatre e acquisendo al tempo stesso un master in teatro di ricerca alla celebre Royal Central School of Speech.

Quando è tornata in Italia?

«Nel 2009. Purtroppo non ho trovato le porte aperte nei teatri… Facevo molti lavori: animatrice, promoter, vendite. Nel 2013, passando qui, in via Muratori vidi l’annuncio: “Cedesi attività”. L’aveva messo la madre di Loredana Pieri, la precedente titolare, scomparsa improvvisamente qualche anno prima. Quando telefonai per fissare un appuntamento scoprii che si chiamava come me: Delia. Ci siamo piaciute immediatamente, era contenta che fossi io a rilevare il negozio non solo per il mio amore per il teatro anche perché assomiglio in maniera impressionante a sua figlia. Aprii il negozio nel novembre del 2013. La signora Pieri aveva inaugurato l’attività nel novembre del 1998 ed era scomparsa nel novembre del 2010… ».

Sembra un destino. È un business sostenibile quello dei costumi?

«Certamente, il business è fiorente. Purtroppo nessuno ci crede. Quando annunciai che volevo portare avanti questa attività mi son sentita dire che avrei fatto meglio ad aprire un bar. Invece, se si ha un pizzico di inventiva, i risultati arrivano».

In concreto lei che ha fatto?

«Ho smesso di rivolgermi solo ai teatri, ampliando l’attività rispetto alla missione originaria. Oggi forniamo abiti da cerimonia e costumi sia a privati che ad agenzie di eventi, di pubblicità e di produzione tv. La scelta è fra circa mille capi che in parte ho ricevuto in dotazione quando ho rilevato l’attività e in parte ho importato da Londra. Abbiamo moltissimi costumi storici: dal centurione di epoca romana agli egizi ai templari, da Casanova nel ‘700 fino alla principessa Sissy e alle divise militari della Seconda Guerra Mondiale. E ancora vestiti originali tra gli anni ’50 e ‘80, abiti ispirati al burlesque e al cinema, da Mary Poppins fino a Pirati dei Caraibi senza dimenticare le maschere regionali per Carnevale e i mostri di Halloween».

Qual è il pezzo più famoso della tua collezione?

«Un costume da principe che, secondo il marito della signora Pieri, fu indossato da Rudolf Nureyev alla Scala. Ma anche gli abiti del ‘700 sono molto preziosi: valgono fra i mille e cinquemila euro. Sono pezzi unici realizzati in sartorie milanesi circa 30 anni fa».

Clienti famosi?

«Fabio Volo, Elio delle Storie Tese, Aldo Giovanni e Giacomo. E anche uno dei Gorilla del cantante Francesco Gabbani…»

Quali sono i capi più richiesti?

«Piacciono sempre i costumi barocchi del ‘700. Ultimamente vanno di moda i vestiti anni ’70 e ’80 perché c’è il revival di quei decenni. Poi ci sono i trend determinati dai successi cinematografici. Come con “La grande bellezza”, tutti volevano vestirsi da personaggi nel film di Paolo Sorrentino: con le giacche chiare di Jep Gambardella, come la spogliarellista Ramona e persino da cardinale Bellucci…» .

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