Assenti per Covid, pochi ventilatori E i genitori pagano i "pinguini" in aula

Tra educatori in quarantena e caccia ai sostituti introvabili, si teme per le due settimane più bollenti. Colletta in via Pergolesi per comprare sei raffrescatori e c’è chi se li porta da casa. Sos piante nei cortili

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di Simona Ballatore

Il clima si fa rovente anche nei centri estivi delle scuole dell’infanzia e nei nidi. Un servizio sempre più richiesto dalle famiglie. Le iscrizioni sono lievitate rispetto al 2021: sono 2.588 i piccoli del nido e 7.753 i bimbi della materna che stanno frequentando le attività e i laboratori. E ad aumentare sono stati pure gli educatori del Comune di Milano che si sono messi a disposizione, soprattutto per le prime due settimane di luglio: si è passati da 1.327 a 1.390 educatori; i contratti a tempo determinato sono saliti dai 241 dello scorso anno ai 317. "Tante educatrici quest’anno hanno deciso volontariamente di partecipare ai centri estivi – sottolineano dal sindacato Usi –, ma stiamo ricevendo moltissime segnalazioni di problemi e disagi che speriamo vengano risolti, non solo in queste settimane bollenti, ma in modo più strutturale per evitare che il prossimo anno ci sia un fuggi-fuggi".

Primo e annoso tema: l’emergenza caldo. Non dappertutto sono arrivati i ventilatori distribuiti dall’Amministrazione comunale. In alcuni casi sono stati installati teli e gazebo per creare zone d’ombra. "Ma non bastano purtroppo", sottolineano dal sindacato. Così capita che segretarie si portino raffrescatori da casa o che ci pensino i genitori, lanciando una colletta. Succede in Pergolesi, dove mamme e papà hanno messo mano al portafogli e hanno comprato sei ventilatori. Che mancano nelle scuole dell’infanzia Barzilai, Watt, Pisa, Giacosa e Lorenteggio. Come pure in Val Lagarina, al Caterina da Forlì, in Martinengo e in via Varesina. Anche chi li ha soffre però il caldo: i ventilatori, da normativa, possono essere tenuti accesi sì, per esempio mentre fanno il riposino i bambini, ma puntati verso la finestra. Chi può si ripara in cortile, nonostante l’aria calda. "In tutto questo i giardini, causa siccità sono secchi, non è possibile usare l’acqua, stanno morendo le piante e non ci sono abbastanza alberi a grande fusto, che potrebbero garantire un po’ di ombra. Chiediamo di provvedere sul lungo periodo. Contro il cambiamento climatico qualcosa andrà fatto anche negli edifici scolastici, a tutela dei bambini e del personale, se si vuole continuare a garantire il servizio durante l’estate", continuano da Usi. "Chiediamo più attenzione anche al menu – lamentano poi le educatrici – polpette e pasta e fagioli con 40 gradi anche no. E si sta facendo fatica a garantire le diete speciali sia per il personale che per i bimbi". Oltre alle giornate divise tra "giardino arido, aule bollenti e menù invernale", si sfoga un’educatrice, nell’estate di fuoco nidi e scuole dell’infanzia si trovano a dover fare i conti con i contagi in aumento, soprattutto tra gli educatori. "Non in tutte le scuole si trova il sostituto e così il personale si trova ancora più in sofferenza, con sezioni da 22 a 25 bambini da gestire e inevitabili contrazioni orarie del servizio", denunciano i sindacati. Come accade, per esempio, al centro estivo del Lorenteggio. Anche in Cisalpino - dove c’era già stato qualche problema col turnover del personale - altri due lavoratori sono a casa per Covid e le educatrici rimaste sono preoccupate per le sostituzioni.

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