Folla e code: Milano presa d’assalto

Boccata d’ossigeno per bar e negozi ma allarme assembramenti: "Limitare gli accessi alle vie dello shopping"

Shopping natalizio a Milano

Shopping natalizio a Milano

Milano, 14 dicembre 2020 - Auto incolonnate in corso Buenos Aires, folla nelle vie dello shopping per i regali di Natale e a passeggio nei parchi. La coda davanti ai bar, per il ritorno al rito dell’aperitivo o del caffè. Famiglie e gruppi di amici sui treni che collegano i centri dell’hinterland con il capoluogo. Milano, in una giornata di sole combinata all’ingresso in zona gialla, ieri è stata presa d’assalto. Una boccata d’ossigeno per il commercio, mentre scatta l’allarme per assembramenti e violazioni sull’uso delle mascherine.

Il Codacons chiede di istituire il numero chiuso nelle vie dello shopping di Milano, minacciando di denunciare il Comune per "concorso in epidemia colposa e reati contro la salute pubblica". Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa vie di Confcommercio Milano, assicura che "gli esercizi commerciali adottano tutti i criteri di sicurezza" e parla di un "buon movimento" nelle principali vie dello shopping. "Il confronto con la domenica scorsa è positivo - sottolinea – mediamente + 20%". Movimento che si è iniziato a vedere già dal mattino fra via Torino, corso Vittorio Emanuele II, via Dante, corso Buenos Aires, corso Vercelli. Tra le novità la riapertura – ma solo fino alle 18 – di bar e ristoranti. Dopo quell’ora e fino alle 22 è possibile solo l’asporto. Il primo giorno di operatività a sentire i locali è andato bene.

Complice il bel tempo in tanti – anche dall’hinterland, essendo aperti i confini comunali - ne hanno approfittato non solo per fare i regali ma anche per tornare a mangiare e bere fuori. Non accadeva dal 6 novembre. Al Camparino - aperto assieme a Cracco, la Pasticceria Marchesi e lo storico Savini mentre altri ristoranti in Galleria sono rimasti chiusi - c’era la coda di persone per fare l’aperitivo al banco o al tavolino nel dehors. Movimento in via Mazzini anche solo per bere un caffè al bancone invece che d’asporto. "Siamo tornati finalmente a fare i baristi" dice Maurice De Paolis, titolare del bar Carlino che aggiunge: "Nel primo giorno di zona gialla il centro è stato preso d’assalto ma noi esercenti per tirare il fiato aspettiamo di vedere cosa accadrà nei giorni feriali". All’ora di pranzo in tanti si sono riversati in via Paolo Sarpi per gustare lo street food cinese.

Manuel Alberton addenta il suo baozi ma è un po’ preoccupato: "Speriamo di non dover scontare con una terza ondata tutta questa libertà". Sempre in Chinatown Alberto Gobbi, titolare del pub Saloon of the Artists in via Niccolini, ha aperto per la prima volta in 28 anni con la formula ristorante e non solo. "Abbiamo dovuto cambiare per non morire. Adesso proponiamo a pranzo un menù valtellinese e consentiamo persino ai nostri clienti di portarsi il proprio cibo da casa: purché consumino da bere nel pub". In tanti nel pomeriggio si sono riversati sui Navigli, dove è nato un nuovo rito. "La risposta del pubblico in zona è stata ottima, a pranzo coi ristoranti e più tardi nei locali: in tanti si sono concessi di pomeriggio un cocktail o una birra. È una formula "strana" ma non può essere risolutiva per i nostri affari. È possibile solo nel weekend: in settimana prima delle 18 la gente lavora" spiega Gianfranco Suma, titolare di Ps Cocktail and Beer sull’Alzaia Naviglio Pavese. Intanto Confcommercio, intanto, rinnova l’appello ad aprire i centri commerciali, che restano ancora chiusi nel fine settimana. "L’auspicio – spiega il segretario generale milanese, Marco Barbieri – è che si modifichi la norma consentendo le stesse condizioni delle altre attività".  

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