Artigiano in Fiera, i sostegni? Pochi e in ritardo. Serve un accesso più facile agli aiuti

Sondaggio di settore condotto da GeFi che organizza l’evento a Rho-Pero: non basta la politica di sussistenza

 Artigiano in Fiera

Artigiano in Fiera

Milano, 20 ottobre 2020 - «Se muore l’artigianato, muore un patrimonio sociale, culturale ed economico identitario del nostro Paese. Come salviamo questo comparto? È la domanda di fondo alla quale siamo chiamati a dare una risposta". Parola di Antonio Intiglietta, presidente di Gestione Fiere, la Spa che organizza Artigiano in Fiera, una vera e propria "Expo internazionale dell’artigianato dei popoli e delle nazioni" che nel 2019 ha richiamato un milione di visitatori per conoscere da vicino le oltre 3mila eccellenze artigianali arrivate da tutto il mondo fra i padiglioni di Fieramilano a Rho.

Un anno dopo, nello scenario economico stravolto dagli effetti della pandemia, un sondaggio de l’Artigiano in Fiera cerca di tastare il polso del settore, interpellando un campione rappresentativo di propri espositori italiani. "I dati evidenziano come la politica di sussistenza non sia sufficiente per far ripartire le micro e piccole imprese del Paese – osserva Intiglietta, commentando i risultati -. Meno del 60% delle nostre imprese dichiara di aver ricevuto un sussidio, ma l’insufficienza degli interventi è palpabile dall’86% di chi dichiara l’esigenza di finanziamenti per poter continuare".

I «reali sostegni economici» arrivati agli artigiani provengono dallo Stato nel 34,5% dei casi, dalla regione di appartenenza nel 14,2%, dalla Camera di Commercio per quasi uno su dieci (9,7%), mentre il 41,6% risponde "da nessuno". Appena il 13,3% prevede con certezza di non dover ricorrere a nuovi finanziamenti per sostenere l’azienda, la metà (49,6%) è in dubbio, mentre il 37,2% risponde "sicuramente sì". Il costo del lavoro (45,1%) costituisce il principale motivo di richiesta di finanziamento, seguito dalla necessità di fare investimenti nel 38,9% dei casi e dalla esigenza di andare a colmare posizioni debitorie (15,9%). Due terzi degli intervistati ha ricevuto "in parte" gli aiuti messi in campo dallo Stato (65,5%), un 15% li ha ricevuti tutti, ma al contrario quasi uno su cinque non ne ha usufruito (19,5%). Appena il 16,8% definisce "soddisfacenti" le linee di sostegno previste dalle rispettive regioni e il giudizio non è positivo nell’83,2% dei casi, sommando chi le definisce "scarse" (36,3%) o "insufficienti" (46,9%).

«C’è, inoltre, una percezione evidente della burocrazia e della scarsa trasparenza", aggiunge Intiglietta osservando le risposte fornite dagli intervistati: l’eccessiva burocrazia (52,2%), la ridotta capienza dei fondi (28,3%) e la scarsa trasparenza (19,5%) sono tra i problemi riscontrati nell’accedere agli aiuti. "Viviamo, dunque, una grave fase di resistenza che ha bisogno di trovare uno sbocco e aiuti reali per non morire – conclude Intiglietta -. Il nostro sforzo è offrire un’opportunità a chi oggi soffre perché si trova in una condizione devastante e perché l’aiuto fin qui ricevuto è stato faticoso e insufficiente".  

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