Condannato a Milano, latitante in Sudamerica: narcos arrestato 20 anni dopo

Deve scontare una condanna a 15 anni. I suoi legali cercano di bloccare l’estradizione: "Il processo va rifatto"

Ronald Fabian Zamudio Pineda è in cella in Paraguay

Ronald Fabian Zamudio Pineda è in cella in Paraguay

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Milano - Quasi vent’anni di latitanza, trascorsi indisturbato in Sudamerica. Sulle spalle una condanna mai scontata a 15 anni di reclusione, inflitta a Milano, con l’accusa di aver fatto parte di una banda di narcos colombiani al centro di un traffico di cocaina in Lombardia. Ronald Fabian Zamudio Pineda, nato in Colombia 40 anni fa, è stato scovato in Paraguay e arrestato in esecuzione di un mandato di arresto internazionale. Per lui si sono aperte le porte del carcere, e si sta giocando in questi giorni la complessa partita per la sua estradizione in Italia, attraverso un procedimento avviato davanti alla Corte suprema di giustizia di Asunción, capitale del Paraguay. I suoi legali, infatti, chiederanno l’annullamento del processo celebrato a Milano quando l’imputato era già irreperibile. 

"Il mio cliente nemmeno sapeva di essere stato sottoposto a processo – spiega l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, dello studio International Lawyers Associates – chiederemo la ricelebrazione di un processo giusto. In Paraguay è difeso dal collega Luis Silva, che sta collaborando con noi per evitare l’estradizione fino a quando non si consentirà la celebrazione di un processo nel pieno contraddittorio". Istanze che dovranno essere valutate dai giudici in Paraguay, e rischiano di rallentare i tempi dell’estradizione. Ronald Fabian Zamudio Pineda ha operato in Italia, legato alle organizzazioni criminali di Bogotà, fra il 2000 e il 2004, ancora ventenne, fino a quando il suo business a Milano è venuto alla luce e il suo nome è finito al centro di un’inchiesta sul narcotraffico.

L’uomo, si legge nelle carte del procedimento in Paraguay, è finito sotto processo a Milano per traffico di sostanze stupefacenti, in concorso con altri complici. A suo carico una serie di episodi, avvenuti fra Milano e Bresso. Il 4 maggio del 2004 gli investigatori documentano la cessione di 100 grammi di cocaina a un italiano. Dieci giorni dopo Zamudio Pineda vende alla stessa persona altri 100 grammi di droga. Il 15 ottobre dello stesso anno aumenta il carico: 975 grammi di coca passati sempre nelle stesse mani, destinati a essere rivenduti nelle piazze del Milanese. Quando si celebra il processo, però, l’uomo ha già lasciato l’Italia, beffando la giustizia. 

Nel 2009 è arrivata la condanna a 15 anni di carcere emessa dalla Corte d’Appello di Milano (poi divenuta definitiva). Il colombiano intanto era latitante, nel suo Paese d’origine e in Bolivia, per quasi metà della sua vita incurante del mandato di cattura per l’esecuzione della sentenza e delle ricerche in collaborazione con l’Interpol. L’arresto è scattato quando ha messo piede in Paraguay, Paese con un ruolo sempre più importante nelle rotte dei trafficanti di cocaina, senza curarsi di camuffare la propria identità. Ora la Procura generale di Milano sta seguendo la procedura per riportarlo in Italia, che ha mosso i primi passi anche sulla base di un accordo fra Paraguay e Italia. il Tribunale specializzato nella criminalità organizzata intanto lo ha messo al sicuro decretando la "misura cautelare della carcerazione preventiva ai fini dell’estradizione", in attesa della battaglia legale.  

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