Arrestato Cesare Battisti, il figlio del gioielliere ucciso: "Ora subito l'estradizione"

Alberto Torregiani è il figlio di Pierluigi, morto in una sparatoria coi Pac a Milano nel 1979. L'uomo ha incontrato Matteo Salvini

La foto di Cesare Battisti nel commissariato boliviano (Dire)

La foto di Cesare Battisti nel commissariato boliviano (Dire)

Milano, 13 gennaio 2019 - "È fatta. Credo sia la volta buona": cosi commenta l'arresto in Bolivia di Cesare Battisti Alberto Torregiani, figlio di Pirerluigi, il gioielliere ucciso nel 1979 dai Proletari armati per il comunismo (Pac) a Milano in una sparatoria in cui lui stesso rimase ferito e perse l'uso delle gambe. Sono state le indagini disposte e coordinate dalla Procura Generale di Milano a portare a Battisti, arrestato a Santa Cruz de La Sierra. Lo scorso ottobre, dopo aver sentito la Procura Generale, i detective della Digos milanese hanno iniziato la caccia. In quel momento il terrorista latitante viveva ancora tranquillo, in apparenza: non temeva sorprese nè dalla diplomazia nè dalle forze di polizia brasiliane. Sembrava continuare la sua vita. In realtà stava cominciando a cercarsi una via di fuga attivando una sua "rete di protezione" che poteva contare su contatti in Brasile, Francia e Bolivia. Non si rendeva conto, però, che da Milano i suoi tentativi venivano tracciati praticamente "in diretta" grazie a un sofisticato sistema di controllo su una quindicina di telefoni, tablet e pc intestati a prestanome seguiva gli spostamenti dell'ex terrorista. Battisti, durante la latitanza, si sarebbe più volte collegato anche a diversi social.

Alberto Torregiani (Ansa)TORREGIANI: "UNA FERITA ANCORA APERTA"- "Forse davvero è una buona giornata" ha detto Torregiani. "Non oso pensare che ora possa trovare un escamotage. Sarebbe da scriverci un libro". E' "impossibile che non venga estradato in Italia". Ne è convinto Alberto, che da anni chiede il suo ritorno in Italia per scontare la pena. Per questo in passato Torregiani è anche andato in Brasile. "Tecnicamente è un fuggiasco, non coperto da nessuno status particolare. È un latitante - ha aggiunto - e non ha più benefici. Quindi credo che nell'arco di 48 ore, una settimana al massimo sarà in carcere in Italia. Non penso i brasiliani abbiano tanta voglia di tenerselo. Sono talmente esausto di questa storia che adesso sono svuotato".

Spiega quindi di dover metabolizzare la notizia, quando gli si chiede un commento all'arresto in Bolivia di Cesare Battisti, condannato all'ergastolo per la partecipazione a quattro omicidi, incluso quello di suo padre Pierluigi. "Doveva succedere anni fa", aggiunge al telefono con l'Ansa. Per Alberto è stata lunga la battaglia per far tornare in carcere Battisti. Sono stati anni di speranze, delusioni e impegno in prima persona. "Sono fiero - sottolinea - del lavoro fatto in famiglia, della determinazione, senza pretese ma con rispetto, con cui abbiamo chiesto giustizia. Urlare, in altre situazioni, è sembrata l'unica cosa giusta ma noi non lo abbiamo mai fatto".  E ancora: "E' una ferita ancora aperta. Credo che sarà chiusa nel momento in cui sarà determinata la sua carcerazione". "Più tardi proverò sollievo e felicità - conclude dopo una notte insonne, quasi si sentisse cosa stava succedendo -. Adesso prendo almeno quattro caffè e mi metto a lavorare". Alberto infatti si sta occupando di FaPi, Fare Ambiente Piano Invalidi, realtà che si impegna per l'abbattimento delle barriere architettoniche. 

Alberto Torregiani e Matteo Salvini
Alberto Torregiani e Matteo Salvini

 

CAMPAGNA: "SONO FIDUCIOSO" - Un altro parente di una vittima dei Pac, Maurizio Campagna, fratello di Andrea, l'agente della Digos ucciso sempre a Milano nel 1979, ha affidato le sue parole all'Adn Kronos: "Chiederemo appuntamento con il Governo e vedremo come si vuol muovere - ha dichiarato all'agenzia di stampa -Bisogna vedere quali passaggi bisogna compiere. In ogni caso sono fiducioso perché dal 2004 a oggi ogni governo si è mosso con determinazione per chiedere l'estradizione. D'altronde, potrebbe far ben sperare il fatto che all'arresto abbia partecipato la polizia boliviana". Campagna, tuttavia, è meno ottimista circa una rapida estradizione: "La Bolivia è uno di quei Paesi che non applica l'estradizione - ha dichiarato infatti a Skytg24 - Battisti non è uno stupido, se è andato in Bolivia qualche motivo ce l'ha. Speriamo riesca a scontare l'ergastolo in Italia - ha aggiunto - fino a quando non lo vedo su un aereo sono un pò scettico. Spero che lo Stato italiano e la Farnesina ci diano una risposta".

FONTANA: "FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI" -  - "Soddisfazione per la cattura di Cesare Battisti. Ogni atto di giustizia, piccolo o grande che sia, rafforza la fiducia nelle istituzioni e indica la strada della legalità come la più sicura e 'conveniente'". Lo ha scritto su Facebook il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, commentando la notizia della cattura dell'ex terrorista rosso. "In questo momento - scrive Fontana - il mio pensiero va ai familiari delle vittime delle azioni di una persona cinica e spietata: vi sono vicino, come tutti i lombardi che credono nella legalità!".

GLI OMICIDI - Cesare Battisti è stato condannato all'ergastolo per quattro omicidi, due dei quali commessi a Milano. Il terrorista rosso sparò materialmente uccidendo il maresciallo Antonio Santoro, a Udine il 6 giugno del 1978, e l'agente di Polizia Andrea Campagna, alla Barona il 19 aprile del 1979. Nell'uccisione di Lino Sabbadin, a Mestre, il 16 febbraio del 1979, invece, Battisti fece da copertura armata al killer Diego Giacomini e, nel caso dell'uccisione del gioielliere Pierluigi Torregiani, avvenuta alla Bovisa il 16 febbraio del 1979, venne condannato come co-ideatore e co-organizzatore. In quest'ultimo caso, poi, all'omicidio si aggiunse un'ulteriore tragedia: nel corso della colluttazione, il figlio del gioielliere fu colpito da una pallottola sfuggita al padre prima che questi cadesse e da allora, paraplegico, è sulla sedia a rotelle.

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