Armida Barelli sarà beata: un esempio per le donne

Cofondatrice dell’Università Cattolica, mise lo studio al centro. "Diede a generazioni di italiane il coraggio di prendere in mano la vita"

Armida Barelli, nata nel 1882 a Milano

Armida Barelli, nata nel 1882 a Milano

Milano, 21 febbraio 2021 - "Una donna moderna, consapevole della necessità della formazione e dello studio. Un esempio di emancipazione della figura femminile, nella chiesa e nella società. In epoche altrettanto drammatiche della storia del nostro Paese, pose particolare attenzione alle giovani generazioni".

Così Gianni Borsa, presidente diocesano dell’Azione cattolica Italiana ricorda Armida Barelli, che sarà beata. Si è chiuso il processo di beatificazione, il miracolo che le era stato attribuito – ovvero la guarigione “scientificamente inspiegabile“ di una donna investita il 5 maggio del 1989 da un camion a Prato – è stato riconosciuto. Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi alla promulgazione del decreto chiudendo l’iter, si attende la data. Il processo venne avviato nel 1970, con papa Benedetto XVI c’era stata un’accelerata: Armida Barelli è “venerabile“ dal 2007. Nata il primo dicembre 1882 a Milano, da una famiglia borghese, è sepolta nella cripta della cappella dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Perché ne è stata la co-fondatrice. Prima ancora, nel 1918, aveva fondato la Gioventù Femminile cattolica milanese, l’anno dopo, insieme a padre Agostino Gemelli, diede vita all’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo e all’Opera della Regalità. Cent’anni fa era nel gruppo dei fondatori dell’ateneo, fermamente convinta di intitolarlo al Sacro Cuore. Nel 1946, Pio XII la nominò vice presidente generale dell’Azione Cattolica.

"La notizia della beatificazione della Serva di Dio Armida Barelli è un’occasione preziosa per coltivare la gratitudine per una donna che tanto ha fatto nella nostra terra e in tutta Italia – sottolinea l’arcivescovo Mario Delpini –. La sua capacità di contagiare molti con la sua determinazione e la sua fede ha consentito realizzazioni che sono un patrimonio prezioso per la nostra Chiesa e la Chiesa italiana: l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Opera della Regalità, la diffusione della Azione Cattolica". "Le donne di oggi – aggiunge l’arcivescovo – potranno trovare ispirazione per essere protagoniste della storia" e "tutti noi troveremo in lei una sorella che accompagna il nostro cammino, incoraggia la nostra testimonianza, infonde lungimiranza nel nostro impegno". "La sua testimonianza, intelligente e moderna, mostra profondi tratti “ambrosiani” – sottolineano dalla presidenza diocesana dell’Azione Cattolica –; la sua biografia indica ancora oggi il valore prioritario del servizio ai poveri, la necessità di una formazione umana e cristiana al passo coi tempi, una presenza laicale intelligente e concreta, una speciale attenzione alla valorizzazione della donna nella società e nella Chiesa".

Armida è ricordata come la “Sorella maggiore”. "Nel travaglio della prima metà del Novecento – ricorda monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica – è riuscita a trasformare sogni impossibili in realtà concrete e feconde a servizio della Chiesa e del Paese. Ha saputo dare a generazioni di donne italiane il coraggio di prendere in mano la loro vita, di uscire dalle mura domestiche e di assumere ruoli da protagoniste nella vita ecclesiale e sociale, fino a diventare determinanti, anche grazie al voto, nel plasmare il volto repubblicano dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale". "La sua santità più che sugli altari – conclude Giuliodori – risplende nella storia del Paese e ancora oggi ne raccogliamo i frutti".

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