Cinisello Balsamo, la villetta-arsenale del pensionato

Maxi sequestro di pistole e armi d’assalto. Preso l’insospettabile custode

Parte dei fucili e delle pistole sequestrati all'ex imbianchino

Parte dei fucili e delle pistole sequestrati all'ex imbianchino

Milano, 20 aprile 2019 - Ex imbianchino in pensione. Villetta su tre piani in una tranquilla stradina di Cinisello Balsamo. Mai un problema con la giustizia, se non un datato precedente per minacce e ingiurie. Controllato pochissime volte in strada, sempre in compagnia della moglie. Antonio Vicino, 68enne di Gela ma da decenni residente nell’hinterland milanese, aveva il profilo perfetto dell’insospettabile cui affidare qualcosa di illegale da occultare senza pericolo di essere scoperti. Aveva sì, perché giovedì il nascondiglio è stato individuato dagli agenti della sezione «Contrasto al crimine diffuso», guidati dal funzionario Massimiliano Mazzali, che hanno sequestrato un vero e proprio arsenale e arrestato Vicino per detenzione illegale di armi comuni da sparo, da guerra e relativo munizionamento; nessun provvedimento è stato preso nei confronti della compagna, risultata estranea alla vicenda.

Tutto nasce qualche giorno fa da una segnalazione che indica il 68enne come il custode di un grosso quantitativo di armi. I poliziotti in borghese cominciano a monitorarne gli spostamenti, ma all’inizio non notano nulla di strano. In ogni caso, l’altro ieri pomeriggio aspettano che Vicino esca dalla sua abitazione, in via San Francesco d’Assisi, e lo bloccano al volante della sua auto. Alle 16.40, scatta la perquisizione domiciliare. «Ha delle armi in casa?», chiedono gli investigatori prima di avviare i controlli. «No», risponde sicuro il 68enne. Le verifiche sono certosine e si estendono a tutti i locali dell’immobile, molti dei quali in disordine. L’occhio esperto di un agente si posa sulla copertura esterna della vasca da bagno, in particolare sul pezzo di plexiglass che ne sorregge la base. In effetti, gran parte della santabarbara è proprio lì: tra i tubi spuntano alcuni fucili, uno dei quali d’assalto di fabbricazione elvetica, tutti funzionanti. Altre armi vengono rinvenute tra la taverna e il piano di sopra, fino a raggiungere la cifra di 38, tra cui 15 pistole, 13 revolver e 10 armi lunghe; alcune sono sprovviste di matricola, ad altre è stata tirata via per celarne la provenienza. «Sono un collezionista», la difesa abbozzata di Vicino, che in effetti aveva tempo fa un porto d’armi poi revocatogli per la denuncia per minacce e ingiurie. È

vero che dall’arsenale è spuntata pure una pistola risalente a fine Ottocento, ma non c’è dubbio, sostengono gli agenti, che il 68enne fosse stato assoldato da qualcuno per tenere pistole e fucili in un posto sicuro, lontano da occhi indiscreti. Senza contare che all’interno di un mobile sono stati trovati 49mila euro in contanti, una somma incompatibile con il reddito da pensionato di Vicino. Quest’ultimo, a quanto risulta, non ha fornito indicazioni utili alle indagini della Mobile, almeno per il momento. E dall’analisi delle parentele non sono emersi possibili legami in grado di indirizzare gli approfondimenti investigativi in una direzione invece che in un’altra. A fine ottobre 2018, un altro insospettabile era stato arrestato per lo stesso motivo dagli agenti del commissariato Lorenteggio: a casa, in via Rismondo, il 31enne aveva un chilo di cocaina, una semiautomatica 9x21 rubata a Varese nel 2015 e un fucile a pompa nascosto sotto il materasso.

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