Omicidio di Arese: ha ucciso la moglie, ora tace

Resta in cella il 41enne messicano che ha anche tentato di strangolare il figlio

Gli inquirenti in via Gran Paradiso

Gli inquirenti in via Gran Paradiso

Arese (Milano), 22 giugno 2021 - Non risponde alle domande del pm e resta in carcere Jaime Moises Rodriguez Diaz, il 41enne messicano arrestato sabato mattina ad Arese, per l’omicidio della moglie, Silvia Susana Villegas Guzman, 48 anni, e per aver tentato di ammazzare anche il figlio di 18 anni. Saranno l’autopsia sul corpo della donna e le indagini dei carabinieri di Rho a chiarire cosa ha provocato la ferita all’arcata sopracciliare destra, l’ora del decesso e cosa è successo nell’appartamento di via Gran Paradiso. Nel frattempo il pm di Milano Giovanni Tarzia ha inoltrato all’ufficio del Gip la richiesta di convalida dell’arresto e di custodia cautelare in carcere con le accuse di omicidio e tentato omicidio, aggravate dai rapporti di parentela. Nel condominio Gran Paradiso dove la famiglia arrivata dal Messico era andata a vivere un mese fa, nessuno li conosceva. Anche i vicini di casa, quelli che abitano nella stessa palazzina della famiglia messicana, non commentano, ma c’è chi avrebbe riferito agli inquirenti di continui litigi della coppia. E qualcuno ieri mattina ha messo un mazzo di rose rosse sul cancello per ricordare l’ennesima vittima di femminicidio. Rodriguez Diaz, un uomo dal carattere dispotico, autoritario e ossessionato dalla gelosia, credeva che la moglie avesse una relazione. Anche venerdì sera sono volate accuse e aggressioni verbali sotto gli occhi dei figli atterriti. All’alba, secondo le indagini dei carabinieri e della Procura, l’uomo ha soffocato la moglie, probabilmente con un cuscino e l’ha colpita al volto. Intorno alle sette del mattino ha cercato di assassinare anche il primogenito, con cui aveva frequenti litigi. Ha preso una cintura di nylon per strangolarlo, "Ho ucciso tua madre e ora tocca a te". Ma fortunatamente il figlio è riuscito a opporre resistenza e salvarsi. Il 41enne sarà interrogato dal Gip tra oggi e domani. I tre figli della coppia, il 18enne, un altro maschio di 15 anni e una ragazzina di 13 sono stati affidati al momento al Comune di Arese e si trovano in una casa famiglia. Con l’aiuto di un interprete sono stati ascoltati dagli inquirenti che stanno cercando di ricostruire la loro storia familiare, sicuramente non facile. Le autorità competenti stanno cercando di contattare i parenti in Messico. "Il loro è un dramma terrificante – dichiara Patrizia Schiarizza, avvocato e presidente dell’associazione “Il Giardino segreto” fondata nel 2015 per aiutare i bambini vittime invisibili del femminicidio –. Ora bisogna gestire l’immediatezza del trauma e nel frattempo capire quale potrà essere il loro futuro e se hanno una famiglia d’origine che potrà occuparsi di loro. Non esistono protocolli d’intervento, ogni storia è una storia a sé. La presa in cura immediata dà buone opportunità di recupero, ma non sempre, anche con l’intervento dello psicologo e dello psichiatra, si riesce a “guarire”". Orfani di madre, con un papà in carcere, in un paese straniero, senza conoscere la lingua, senza legami affettivi nel nostro Paese che avevano appena imparato a conoscere. "Avrei voluto scrivere al sindaco di Arese che li ha in affido per mettere a disposizione le nostre competenze, ma probabilmente ora è meglio che siano i servizi sociali a capire cosa è meglio per loro – aggiunge Schiarizza –. Oltre al dramma che vivono ci sono tanti quesiti ai quali è necessario che qualcuno dia risposta".

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