Area sotto sequestro nel Piano Cave

A un passo dall’approvazione Monica Forte, presidente della Commissione antimafia, si accorge del paradosso: tutto fermo

di Massimiliano Saggese

Cascina San Francesco è sotto sequestro, ma nessuno se ne accorge e così finisce nel Piano Cave approvato dalla città metropolitana e arriva anche in commissione regionale per ottenere il parere. Tutto si sarebbe svolto regolarmente (o meglio dire irregolarmente) e il piano sarebbe stato approvato se un membro della Commissione ambiente, Monica Forte, che è anche presidente della Commissione antimafia, non avesse conosciuto la realtà della cava - che si trova sulla strada fra San Pietro Cusico e Trezzano - e la sua storia, e così si è insospettita. Ha chiesto informazioni alla Direzione distrettuale antimafia avendo conferma che quell’area era sotto sequestro per fatti collegati ad una indagine sulla malavita organizzata. Ora grazie al suo intervento il Piano Cave è bloccato e seguiranno audizioni varie per fare luce. Lei come membro di Commissione ha chiesto il congelamento per la pratica relativa alla cava di Cascina San Francesco e ora è rimpallo di responsabilità fra Città Metropolitana che ha approvato il Piano Cave e la Regione che non può entrare nel merito. Ma come si è arrivati a questo paradosso lo spiega la presidente della Commissione antimafia Monica Forte: "Ho sollevato il tema riguardante il Piano Cave Lombardia evidenziando come gli ampliamenti delle cave sono stati autorizzati nel 2019 anche per una cava che è stata successivamente posta sotto sequestro per infiltrazioni di ‘Ndrangheta nell’ambito di una inchiesta sul riciclo dei rifiuti. Città Metropolitana sta rimbalzando la palla a Regione, dicendo che il piano è ormai rilasciato e non spetta a loro controllare questi aspetti. Vero è che il piano è stato redatto prima del sequestro della cava ma alla mia domanda fatta a Città Metropolitana sul perché prima di approvare certi atti che riguardano movimento terra - dove le infiltrazioni della malavita organizzata sono insistenti - non hanno consultato la Direzione distrettuale antimafia, non hanno saputo dare una risposta. Per fronteggiare il il radicamento delle mafie in Lombardia bisogna che le istituzioni dialoghino. Invece hanno liquidato la vicenda con un “ormai il piano è chiuso”, imbarazzante. È stato fatto un errore. Comunque alla prossima audizione chiederò di sentire anche il Comune che è parte interessata".

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