Anziana uccisa in via Ponte Seveso, la confessione: "Così l'abbiamo aggredita"

Il peruviano Calero: "Quando ha smesso di urlare ho capito che era morta"

Uno degli accusati nelle immagini delle telecamere

Uno degli accusati nelle immagini delle telecamere

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Un agguato premeditato. Un raid studiato da Mario Abraham Calero Ramirez dopo aver osservato per giorni la novantenne Fernanda Cocchi e averne registrato le abitudini. È quanto emerge dalle indagini sull’omicidio di venerdì scorso in via Ponte Seveso 26, che hanno portato in tempi rapidissimi alla cattura dei rapinatori-killer: il quarantaquattrenne peruviano, che viveva nello stesso stabile dell’anziana, e il ventiduenne ecuadoriano Carlos Gabriel Velasco. Ieri mattina i due, rispettivamente difesi dai legali di fiducia Giuseppe Frojo ed Emanuele Di Salvo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip Anna Calabi. E nel tardo pomeriggio è arrivata la decisione del giudice: convalida del fermo di indiziato di delitto emesso dal pm Rossella Incardona e conferma della custodia cautelare in carcere. "Gli indagati – si legge nel provvedimento – sono soggetti proclivi a commettere ogni reato a scapito della vita umana: essi non si sono fermati a una rapina in casa di un’anziana che, vista l’età e le condizioni di particolare fragilità, non avrebbe potuto opporre resistenza, ma hanno agito con il proposito di ucciderla e poi di appropriarsi dei pochi beni che aveva".

L’inchiesta-lampo degli specialisti della Squadra mobile, guidati dal dirigente Marco Calì e dal vice Alessandro Carmeli, parte dall’analisi delle telecamere installate nell’androne del condominio: gli investigatori si concentrano su un uomo con felpa chiara e bermuda entrato nello stabile alle 13.57 e uscito alle 15.08. Chi è? Dai filmati si nota che qualche istante prima del suo ingresso nel palazzo (con il volto coperto da cappuccio e mascherina chirurgica) c’è un’altra persona vestita di blu e con un sacchetto di cellophane verde in mano che tiene il portone aperto con un piede: è Calero Ramirez, che abita al quarto piano e che viene incrociato sulle scale dalla polizia durante il sopralluogo di sabato mattina. Sentito inizialmente come persona informata sui fatti, il peruviano riferisce di aver incontrato un amico, Gabriel Velasco, e di avergli spiegato che "al primo piano abitava una signora anziana dalla quale potevamo prendere dei soldi". Poi arriva la confessione, definita dal gip – respingendo l’eccezione dell’avvocato Frojo sull’inutilizzabilità di quelle parole – "un lungo verbale di spontanee dichiarazioni", frutto "di una meditata e autonoma decisione" assunta "dopo aver compreso la gravità del gesto" e per liberarsi "da un grave peso sulla coscienza".

Ecco i passaggi più significativi. "Ci siamo incontrati alle 12 al parco Sammartini e abbiamo iniziato a parlare e a bere del brandy mischiato con succo d’arancia". I due si muovono alle 14: "Io sono entrato nello stabile – aggiunge Calero – e ho accostato il portone condominiale e la porta della scala A per permettere a Gabriel di seguirmi". Arrivati davanti alla porta dell’abitazione di Fernanda Cocchi, "lui ha proposto di coprire gli spioncini delle porte. Lo ha fatto usando uno scontrino che avevo in tasca del Carrefour. Sia io che Gabriel ci siamo messi i guanti". E ancora: "Dopo circa mezz’ora, quando la vecchietta è uscita dalla porta di casa, Gabriel l’ha presa da dietro con un braccio intorno al collo e con l’altra mano le ha tappato la bocca. Siamo entrati entrambi in casa con la vecchietta e io ho chiuso la porta con le chiavi che erano inserite". La novantenne prova a chiamare aiuto, ma Calero Ramirez la colpisce alla tempia con il manico di un coltello. Poi Gabriel, nel racconto del complice, afferra la lama e ferisce la donna alla nuca e al collo: "La signora ha smesso di urlare, ho capito che era morta". La razzìa va in scena dopo il delitto: "Ho trovato un portafogli in cucina, c’erano dentro 40 euro. Ho preso i soldi e lasciato il portafogli in casa. Abbiamo poi preso un paio di occhiali da sole, un altro portafogli marrone da donna, vuoto, e un orologio color acciaio che ho trovato in camera da letto". Prima di andarsene, il tentativo di dar fuoco al trilocale e di far saltare tutto aprendo "la manopola della cucina a gas".

Gli investigatori hanno trovato diversi riscontri alle dichiarazioni del peruviano: dall’impronta isolata sulla bottiglia di super alcolico dagli esperti della Scientifica (coordinati dalla dirigente Anna Maria Di Giulio) alla felpa dell’ecuadoriano sequestrata durante la perquisizione domiciliare in viale Mar Jonio. Senza dimenticare i pantaloni blu di Calero, fatti ritrovare da Velasco in un cantiere di via Medeghino.  

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