Delitto al Podere Ronchetto: drink e "canne", poi l’esplosione di violenza

La confessione choc di Damyan Borisov: "Dopo l’omicidio ho speso i soldi con delle ragazze in un locale, chiedo perdono a Dio"

I rilievi della polizia dopo il ritrovamento del cadavere al Podere Ronchetto

I rilievi della polizia dopo il ritrovamento del cadavere al Podere Ronchetto

Milano, 10 gennaio 2020 - Ha trascorso la giornata "da solo in alcuni bar del centro di Milano", tra "birre, amari e altri alcolici" bevuti al bancone e alcune "canne" fumate per strada. Dobrev Damyan Borisov è tornato al Podere Ronchetto ubriaco, con il portafoglio vuoto e in cerca di denaro per trascorrere la serata. "Le ho detto “Ciao nonna, mi presti 10 o 15 euro” - ha raccontato il giovane agli agenti della Squadra mobile e al pm Gianluca Prisco -.Lei non mi ha risposto e io a quel punto ho perso il controllo e l’ho spinta (...) presi i soldi sono scappato e mi sono recato in un locale, esattamente la discoteca Just Cavalli (...) spendendo i soldi con delle ragazze". Una confessione choc messa a verbale dal 22enne di origini bulgare che ha ucciso Carla Quattri Bossi, la 92enne trovata morta domenica mattina con una grossa ferita al cranio nella cascina-agriturismo a Ronchetto delle Rane, periferia Sud di Milano.

Le dichiarazioni del giovane, difeso dall’avvocato Angelo Morreale, sono contenute nell’ordinanza di custodia in carcere firmata dal gip Alessandra Cecchelli. Giudice che, tra le altre cose, spiega come il 22enne, che portò via all’anziana 200 euro, gioielli e pure "un blocchetto di biglietti Atm", dopo l’omicidio andò "non curante a ballare", proseguendo la "serata" come se niente fosse, continuando a bere e ad assumere droghe. Una storia di fiducia tradita nel peggiore dei modi, perché la famiglia aveva offerto al giovane, preso in affido quando era ancora minorenne, "sincera e generosa ospitalità" nella struttura dove si svolgono anche progetti di integrazione per migranti. Borisov da tempo aveva perso la rotta, e si erano concentrati su di lui i sospetti su furti avvenuti nella cascina.

«Mia figlia - ha messo a verbale il figlio dell’anziana uccisa - mi riferì che era sparita la cassetta di metallo dove conservavamo l’incasso della settimana, circa 1000 euro, più una ventina di biglietti Atm". Damyan, poi, era stato sorpreso mentre tentava di rivendere dei biglietti. L’uomo ha raccontato che, dopo quell’episodio, "abbiamo contattato il suo assistente sociale" e lui "non ha avuto nessuna reazione scomposta". Il giovane dice di essere "pentito", chiede "perdono a Dio". Sostiene di non aver voluto ammazzare l’anziana, ma di averla solo spinta. Versione alla quale, però, il gip non crede. La 92enne, annota, è stata "uccisa brutalmente", colpita più volte alla testa, legata e imbavagliata dal giovane che ha cercato di occultare il cadavere in cantina e cancellare le tracce. Freddezza e lucidità, prima di andare in discoteca e tuffarsi di nuovo nell’alcol.  

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