Caso Antinori, il ginecologo: "Costretto a fare sesso con l'infermiera"/ VIDEO

Il medico racconta il suo incontro con la presunta vittima di un prelievo forzoso di ovuli il 5 aprile 2016 alla clinica Matris di Milano

Severino Antinori

Severino Antinori

Milano, 31 maggio 2017 -  Caso Antinori, il ginecologo racconta ai giudici l'incontro con la giovane infermiera spagnola presunta vittima di un prelievo forzoso di ovuli il 5 aprile 2016 alla clinica Matris di Milano: "Ho conosciuto questa ragazza in un club a Siviglia. Notai subito da parte di lei una forte attrazione. Lei mi ha preso la mano e mi ha portato nella stanza dell'albergo. Io all'inizio ho rifiutato, poi ho ceduto, lei era insistente e mi sono sentito costretto a fare sesso con lei". Rispondendo alle domande del pm Leonardo Nessi, il medico ha fornito ai giudici dell'ottava sezione penale del Tribunale di Milano una versione opposta rispetto a quella data dalla ragazza 24enne.

Nell'udienza del 9 marzo scorso la presunta vittima spiego' che Antinori le chiese di avere un rapporto ma lei lo avrebbe rifiutato rispondendogli che era piu' vecchio di suo padre. Pochi giorni prima del presunto prelievo forzoso di ovuli, stando alle parole di Antinori, la giovane si sarebbe presentata all'hotel Marriot di Milano. "Si e' introdotta nella mia stanza dove ero con la mia compagna e mi ha tirato giu' i pantaloni. Io ero infuriato e l'ho cacciata via. In quell'occasione, sono spariti 700 euro e il mio rolex, lei era attratta dai rolex. A un certo punto - prosegue Antinori, sentito su richiesta della Procura - ha fatto una scenata napoletana. Si è messa a piangere e mi ha detto che sua mamma stava morendo in Marocco (paese di cui e' originaria la giovane, ndr) e di darle qualcosa. Allora le ho dato duemila euro".

Il ginecologo ha negato di averle dato soldi per la donazione di ovuli, il cui "programma che ha seguito con entusiasmo", e ha assicurato che "i consensi erano firmati e rifirmati ad abundantiam". Ha ribadito che prima di entrare in sala operatoria "era rilassata. Le ho dato una carezza per rassicurarla e alla fine l'ho vista tranquilla". Quanto alle lesioni ai polsi refertate al Pronto soccorso della Mangiagalli, per l'accusa segni del prelievo forzato e avvenuto non senza violenza, "sono inesistenti e inventate" e se aveva qualche ecchimosi «se l'è provocata al risveglio dell'intervento per il prelievo perché si è dimenata nel lettino, con una gestualità teatrale. Sbraitava perché voleva il telefono dicendomi che doveva chiamare la madre", invece poi ha chiamato la polizia. E a proposito della telefonata intercorsa con l'infermiera il pomeriggio prima, il 4 aprile 2016, con lei che gli aveva detto di voler partire e di non volere i suoi soldi, il medico è sbottato: "Io avevo detto di mandarla via ma lei ci ha tampinato. Siamo stati turlupinati e anche di più". Il medico ha sostenuto in aula la sua professionalità dicendo di aver «rivoluzionato la fecondazione assistita in Italia» e di aver fatto nascere "figli di principi e capi di stato, figuriamo se avevo bisogno di quegli ovuli".

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