Traffico, reclutatrici, ladri ingaggiati: nuove accuse per il dottor Antinori

Processo in vista spuntano le ipotesi di violenza sessuale e furto

Il professor Severino Antinori, 72 anni

Il professor Severino Antinori, 72 anni

Milano, 4 ottobre 2017 - Un traffico di gameti a livello internazionale, con una serie di acquisti avvenuti in cliniche di Siviglia e Praga. E una vera e propria caccia alle donazioni (retribuite) di ovuli con tanto di reclutatrici: una cubana, una brasiliana, una romena. Poi tutto, dall’estero, transitava nella base logistica del centro Le Betulle ad Appiano Gentile, prima di approdare alla clinica Matris dove c’era lui, per la Procura vero “deus ex machina” di tutta l’operazione: il professor Severino Antinori, uno dei padri della fecondazione assistita in Italia, finito però nel vortice dei guai giudiziari.

È lui, già alla sbarra da tempo con l’accusa di aver prelevato a forza dei gameti da una donna non consenziente, che il pm ritiene «promotore, organizzatore e finanziatore» dell’associazione per delinquere dedita per l’appunto al commercio illegale di ovociti - in Italia vietato - ma anche ad un’opera di proselitismo fra donatrici pagato a suon di euro (altrettanto illegale): da mille fino a cinquemila, quando tutto finiva bene.

Chiuse le indagini lo scorso marzo, la richiesta di rinvio a giudizio per Antinori e altre sedici persone è ormai questione di giorni. E tra le accuse nei confronti del professore spuntano anche quelle di appropriazione indebita per l’utilizzo a favore di terzi di ovociti prelevati a donne che non avevano acconsentito alla donazione, due nuovi episodi di violenza sessuale nei confronti di donatrici mentre erano sulla sedia ginecologica in occasione di visite, e persino un’accusa di furto perché Antinori avrebbe ingaggiato due ladri che all’inizio di febbraio del 2016 si sarebbero introdotti nell’appartamento di un’amica del professore per riprendere borse, scarpe e vestiti griffati che lui le aveva regalato. E costringendo la donna, fra l’altro, a trasferirsi altrove dopo averla a modo loro sfrattata «ed impedendole di rientrarvi chiudendo con un lucchetto la porta di ingresso e ponendosi a guardia dell’abitazione».

Tra gli indagati per le accuse principali ci sono anche l’allora direttore sanitario della Clinica Matris, Piero Mita, e le due strette collaboratrici di Antinori, Bruna Balduzzi e Marilena Muzzolini, la segretaria dello studio di Roma, una biologa e le tre reclutatrici che avrebbero avuto il compito di ingaggiare «le donne disposte alla cessione onerosa di ovociti», come si legge nel capo di imputazione. Nell’atto di chiusura delle indagini, notificato a suo tempo alle 17 persone, si specificava tra l’altro che dalla clinica spagnola sarebbero stati comprati anche «pacchetti da 6-8 ovociti al prezzo di 3.000- 4.000 euro». Per l’accusa, nove degli indagati, tra il maggio 2014 e il maggio 2016, sotto la direzione di Antinori, «sfruttando le strutture della Clinica Matris, si associavano tra di loro e con altri soggetti operanti in strutture sanitarie estere, allo scopo di commercializzare gameti umani» che sarebbero stati acquistati presso le cliniche Gimened di Siviglia e Karlsbad Fertility di Praga o da donatrici «appositamente procacciate a tale scopo e pagate circa 1.000 euro (o più)».

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