Anno nuovo, maturità vecchia "Ignorata la nostra proposta"

Protestano i ragazzi: persa l’occasione di riformare la valutazione. L’associazione presidi: "Prova più credibile"

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di Simona Ballatore

Si torna alla maturità precovid, con l’unica eccezione per il Pcto (l’ex alternanza scuola-lavoro) che non sarà vincolante. La nota inviata ieri alle scuole dal capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Stefano Versari, anticipa le istruzioni per gli esami di Stato dell’estate 2023 e il ritorno della prova Invalsi, come requisito di ammissione. In anticipo rispetto al passato, quando le dritte arrivavano a marzo inoltrato, per preparare famiglie e studenti. Che già temevano un ritorno alla versione 2017. Solo uno su quattro - secondo un sondaggio di Skuola.net su un campione di 1.500 studenti - sarebbe d’accordo al ritorno di due scritti e della commissione mista. "È problematico e non solo perché si dimentica l’eredità che ci lascia la pandemia - commenta Alessandro Di Miceli, coordinatore dell’Unione degli Studenti Lombardia -. Si va a rimettere in voga la scuola basata su una valutazione serrata, meccanica e numerica e si abbandona lo strumento della tesina multidisciplinare. Ancora una volta, si promette di dialogare con gli studenti e poi li si ignora". Come Uds si erano presentati in Ministero con una bozza in mano, allegando un “modellino“ per convertire i voti in crediti. Tra le idee, l’eliminazione della "partecipazione alle ore di Pcto e alle prove Invalsi" (prima opzione concessa, seconda no); "membri tutti interni", "un’unica prova scritta nazionale divisa in due: tema con tracce nazionali più esposizione sull’esperienza scolastica nei 5 anni". "E invece abbiamo scoperto come sarà la maturità a cose già fatte", scuote la testa De Miceli.

Tra i dirigenti scolastici pareri diversi: "In questo ritorno al passato ci sono diversi punti deboli - commenta il preside del liceo Carducci, Andrea di Mario -. A partire dal paradosso di chiedere cose sulle quali i ragazzi non sono abituati a lavorare, come 50 minuti di collegamento tra tutte le discipline, che diventano puerili, letterali. Si chiede interdisciplinarità allo studente quando la divisione dell’orario così rigida della scuola lo impedisce. Nelle tesine almeno i ragazzi costruivano il loro percorso". Promosso invece il ritorno alla commissione mista, "anche per evitare paternalismi post-covid e un confronto tra docenti". "Se proprio non si può togliere l’esame di Stato - continua Di Mario –, io lo trasformerei chiedendo agli studenti in due giorni di costruire un percorso di ricerca". Promuove invece il ritorno all’esame di Stato ante Covid Mauro Zeni, preside del liceo Tenca e presidente Anp Milano: "Penso sia positivo e necessario anche davanti all’evidenza di questi ultimi anni, con un esame di Stato sempre più diluito e un’inflazione di 100 e 100 e lode ovunque, con grandi differenze tra le regioni italiane. L’esame di Stato mantiene il significato di rito di passaggio ma esprime poco una sintesi finale, tant’è vero che le università, come il Politecnico, lo ignorano per l’ingresso in facoltà ma valutano il rendimento del quarto anno". Bene "il ritorno a un minimo di struttura", anche se il punto cruciale resta uno: "C’è un tema da affrontare. La valutazione nella scuola e della scuola. E credo che vada affrontata anche l’abolizione del valore legale del titolo di studio: ogni scuola deve qualificarsi per la bontà del percorso che offre".

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