Anni di piombo? Milano e Brescia bocciano l’idea di FdI di una commissione

"Indagine parlamentare inopportuna a processi in corso"

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di Mario Consani

Lasciate fare ai giudici". I familiari delle vittime delle stragi di Milano e Brescia bocciano la proposta di una commissione parlamentare d’inchiesta sugli “anni di piombo“, rilanciata dal vice presidente della Camera Fabio Rampelli, FdI, fra l’altro ricordando nelle premesse solo le vittime di destra.

"Viva preoccupazione e profondo disappunto" esprimono i due presidenti dell’ associazione vittime di Piazza Fontana, Federico Sinicato, e quello della Casa della Memoria di Brescia, Manlio Milani. L’iniziativa di Rampelli e di alcuni altri esponenti della maggioranza, quella di voler indagare sulla violenza politica negli anni ‘70 e ‘80 in Italia, allarma i parenti delle vittime di stragi nere. "I risultati altalenanti, controversi e non risolutivi raggiunti, a suo tempo, dalla commissione stragi, pur con l’impegno profuso da molti dei suoi componenti, non consentono di sperare nella prognosi favorevole per l’iniziativa di questa nuova commissione", dicono Sinicato e Milani. Dopo l’allarme già lanciato nei giorni scorsi dal sindaco di Bologna, città vitima di strage, ora queste altre voci contro l’ipotesi dell’inchiesta parlamentare.

Milani ricorda che si sono da poco conclusi, in primo grado, "nuovi delicati processi sulla strage di Bologna che hanno fatto emergere responsabilità e connivenze ulteriori rispetto a quelle storicamente già accertate". Sono i processi che hanno portato per ora alle condanne dei neri Gilberto Cavallini e Poalo Bellini, presunti complici di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti condannati da tempo in via definitiva per la strage del 2 agosto ’80 iniseme all’allora minorenne Luigi Ciavardini.

A Brescia, poi, "si aprono proprio a marzo due nuovi procedimenti" sulla bomba posta in piazza della Loggia il 28 maggio 1974", che potrebbero ampliare il quadro delle responsabilità dopo quelle attribuite in modo ormai definitivo ai neonazisti di Ordine nuovo Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Insomma, spiegano Sinicato e Milani, "è in corso un importante intervento della magistratura ordinaria che completa il vasto campo di indagine già analizzato dalle sentenze definitive nei confronti dei gruppi armati della estrema destra di quegli anni" e l’iniziativa parlamentare può creare confusione.

Ci sono, dicono, "responsabilità penali ormai definitive del tutto coerenti con il parallelo sviluppo dell’indagine storiografica su quel periodo storico". E "l’eventuale sovrapporsi" di un’indagine parlamentare, per sua natura condizionata dalle appartenenze politiche e dalle connotazioni ideologiche, "non potrebbe che rendere più confusa" la percezione di quegli eventi da parte dei cittadini e "rischia fortemente di introdurre nel sistema un inaccettabile quarto grado di giudizio, del tutto svincolato dai precisi obblighi di salvaguardia dei diritti delle parti dettati dalla Costituzione e approntati dall’ordinamento giudiziario".

Da qui l’appello a deputati e senatori di "manifestare il proprio dissenso a salvaguardia della autonomia e terzietà della magistratura nell’accertamento dei gravi delitti ancora sub judice".

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