Chi sparò ad Anghinelli? Il caso verso l’archiviazione

Procura e squadra mobile hanno seguito due piste : gli ultrà e la droga Nessuno da incastrare, nessun nome da collegare a immagini e tracce

Investigatori passano al setaccio l’auto di Enzo Anghinelli subito dopo l’agguato

Investigatori passano al setaccio l’auto di Enzo Anghinelli subito dopo l’agguato

Milano, 25 novembre 2020 - Hanno sparato cinque volte con una pistola calibro 9, la prima pallottola ha fatto esplodere il vetro e quattro colpi sono passati a pochi centimetri dal "bersaglio", inquadrando comunque il finestrino della Ford station wagon in cui Enzo Anghinelli era seduto al volante. Uno di quei proiettili ha però spappolato lo zigomo della vittima, toccando il cervello (l’uomo è stato ricoverato in coma per due mesi). A distanza di un anno e mezzo resterà il mistero su chi sparò quei colpi e su come quattro colpi sparati a mezzo metro di distanza siano andati a vuoto. Dall’altra parte quella potenza di fuoco dà la certezza che il 12 aprile del 2019 poco prima delle 8 in zona Porta Romana, il “broker della cocaina” dovesse morire ammazzato. Oggi, su quel fatto criminale così eclatante la Procura è pronta a chiedere l’archiviazione dell’inchiesta aperta con l’accusa di tentato omicidio. Anghinelli, quella mattina da via Cadore, zona Porta Romana, fu immediatamente trasportato al Policlinico per essere operato e uscì dall’ospedale solo due mesi dopo l’intervento.

In questi mesi il pubblico ministero Leonardo Lesti, titolare dell’indagine, ha approfondito diverse piste investigative. Già una decina di anni fa, infatti, Anghinelli era ritenuto uno dei "punti di riferimento" dello smercio di stupefacenti in città e ha di recente patteggiato una pena a tre anni di carcere per traffico di droga, per fatti commessi tra aprile e luglio 2018. Gli inquirenti hanno anche scandagliato i legami del 46enne con esponenti della curva sud del Milan con cui avrebbe avuto contrasti, fino ad essere vittima di un precedente pestaggio. Nonostante i numerosi accertamenti svolti, l’indagine non è approdata a svolte significative e non è stato possibile arrivare all’individuazione dei responsabili, per cui la Procura si appresta a chiederne l’archiviazione. Per il momento. La vittima, che non ha mai collaborato, ha una lunga storia: esce dal carcere il 23 novembre del 2016 dopo aver scontato undici anni per traffico di cocaina e, da quel momento fino agli ultimi mesi, cerca di rassicurare un po’ tutti: "Ormai faccio una vita regolare", andava ripetendo.

I poliziotti della Squadra mobile credono invece che negli ultimi anni Anghinelli si sia rimesso in affari di malavita e di droga, e all’interno di questa rete sia esplosa la controversia all’origine dell’agguato in via Cadore. La soluzione sta probabilmente dentro una triangolazione tra legami vecchi e nuovi (forse riattivati, riallacciati) con l’ambiente ultrà della curva del Milan. Questi gli scenari, ma di fatto la procura non ha trovato prove che possano condurre a nomi e cognomi. Sospetti, tanti, ma nessuno da incastrare. L’archiviazione pare, per ora, la carta da giocare. Per poi capire se altre cose connesse a quei legami possano succedere.

mail : anna.giorgi@ilgiorno.net

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