Andrea vive nel dono dell’acqua ai bambini più poveri dell’Etiopia

La madre del 15enne travolto e ucciso nel 2011 ha raccolto i fondi per costruire 32 pozzi. E l’impresa continua

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di Alessandra Zanardi

Il ricordo di Andrea. strappato troppo presto all’amore dei suoi cari, vivrà nei cuori di giovanissimi come lui, lontani dal punto di vista geografico ma umanamente molto vicini, proprio come lui avrebbe voluto. Andrea De Nando, quindicenne di Peschiera Borromeo, fu travolto e ucciso da un’auto il 29 gennaio 2011 mentre attraversava le strisce pedonali all’uscita dall’oratorio insieme al fratello gemello e a un amico. Sua madre, Elisabetta Cipollone, ha saputo trasformare un immenso dolore in amore per il prossimo, oltre che in una battaglia per le vittime della strada. E così questa madre-coraggio non solo è tra coloro che si sono battuti in ogni dove per l’introduzione del reato di omicidio stradale (diventato legge nel 2016), ma ha anche contribuito a realizzare, in Africa un insieme di pozzi per l’acqua potabile, in memoria del figlio. Già, perché questo era il desiderio di Andrea: dare acqua ai bambini, che a causa della sua mancanza rischiano di morire. Così era scritto in un diario che Elisabetta ha trovato dopo la morte del figlio e che ha dato il via al progetto "Un pozzo per Andrea", realizzato in collaborazione coi Salesiani e il Vis, Volontariato internazionale per lo sviluppo. A oggi sono stati costruiti 32 pozzi in Etiopia. "Il desiderio di Andrea è esaudito – racconta la mamma –. Siamo partiti con un primo pozzo e poi si è innescata una reazione a catena: il bene è inarrestabile. L’ultimo è stato interamente finanziato da una signora di Napoli, che ha voluto dedicarlo a Gesù". In alcuni casi è stata la stessa Elisabetta a presenziare alle inaugurazioni: "La riconoscenza che quelle popolazioni esprimono è quasi imbarazzante. Ho visto persone piangere di gioia. L’accesso all’acqua potabile dovrebbe essere un diritto per tutti, non un privilegio". Ora l’obiettivo è andare avanti, "compatibilmente coi costi di realizzazione, che erano mediamente di 10mila euro a pozzo, ma sono lievitati sull’onda della guerra in Ucraina. Per fortuna abbiamo un gruppo di finanziatori fissi, aziende e privati che fanno donazioni regolari; il resto cerchiamo di raccoglierlo con mercatini ed eventi periodici. La Provvidenza ci ha sempre aiutati".

Non solo iniziative benefiche. Elisabetta Cipollone si è battuta per anni, con manifestazioni e appelli, affinché in Italia venisse introdotto il reato di omicidio stradale a carico di chi causa gravi incidenti sull’onda dell’alta velocità, o di comportamenti pericolosi, come la guida in stato di ebbrezza. "Le strade sono oggi più sicure? Le statistiche sulla mortalità non sono incoraggianti, bisogna lavorare di più sull’educazione e la prevenzione. E aumentare i controlli".

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