Ex calciatore ucciso, via Cogne sotto choc: "Madre e figlio sono in simbiosi"

Antonietta descritta come "tranquilla e gentile", "stentiamo a crederci"

La zona dell’atrio  del palazzo dove vive la donna fermata

La zona dell’atrio del palazzo dove vive la donna fermata

Milano, 16 dicembre 2017 - «Siamo sconvolti». «Una famiglia modesta, persone comuni che non avevano mai creato problemi». Così reagiscono gli abitanti di via Cogne, a Quarto Oggiaro, nell’apprendere che «una di loro», Antonietta Biancaniello, 59 anni, inquilina delle case popolari al civico 20, è ora in stato di fermo insieme al figlio Raffaele Rullo, 35, entrambi accusati di omicidio in concorso e occultamento di cadavere con l’aggravante della premeditazione. Il corpo di Andrea La Rosa - ex calciatore 35enne - era dentro il bagagliaio dell’auto guidata dalla signora Antonietta. Un corpo da «sciogliere nell’acido» secondo il piano presumibilmente architettato col figlio, che pure ha vissuto in via Cogne prima di trasferirsi a Seveso. E proprio nelle cantine di via Cogne La Rosa sarebbe stato ucciso. Se la prima reazione dei cittadini è di sgomento, il passo successivo di chi conosce mamma e figlio è riflettere ad alta voce sul loro rapporto. «Strettissimo». «Un legame particolare, simbiotico».

Ed è questo rapporto «particolare» l’unica spiegazione che vicini e conoscenti riescono a concepire «per dare una motivazione all’ingiustificabile e all’inspiegabile: lei deve aver agito per amore del figlio, per assecondarlo, seppur in questa azione disumana», azzarda più d’uno. In quartiere tanti descrivono la signora Antonietta come «una donna tranquilla, gentile, che si occupava di pulizie. Dopo la morte del marito avvenuta una manciata di anni fa era entrata in crisi e noi l’abbiamo supportata. Non partecipava alle attività sociali ma era ben integrata nel caseggiato di via Cogne». Un contesto «non particolarmente degradato, in cui a fine settembre avevamo organizzato un’iniziativa di pulizia con Legambiente e i migranti», sottolinea il presidente del Consiglio di Municipio 8 Fabio Galesi. «Controllate diverse volte anche le cantine, da polizia di Stato e polizia locale».

Quanto a Raffaele, a tratteggiarne il profilo è una sua conoscente. «Un ragazzo timido. Aveva tanti amici, sapeva farsi voler bene». Pure lei, che lo ha conosciuto da adolescente, è rimasta «scioccata», racconta, nell’apprendere che avrebbe ucciso una persona. La famiglia Rullo-Biancaniello abitava anni fa nella zona di via Padova. Poi, sempre stando ai racconti degli amici, aveva ottenuto una casa popolare a seguito di un incidente del 1999 in cui erano rimasti coinvolti Raffaele e il padre, camionista. Entrambi avevano riportato danni fisici permanenti. Poi l’assegnazione dell’alloggio del Comune: il destino ha scelto via Cogne.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro