Andrea Costantino prigioniero ad Abu Dhabi: "Sto impazzendo, ho perso 30 chili"

Il trader milanese è ancora nell’ambasciata. Una vicenda giudiziaria kafkiana e una sanzione di 275mila euro gli impediscono di rientrare. "Voglio vedere i miei figli"

Andrea Costantino prima e dopo l'arresto

Andrea Costantino prima e dopo l'arresto

Milano - L’incubo di Andrea Costantino non è ancora finito. Da quasi 20 mesi l’imprenditore e trader milanese si trova ad Abu Dhabi a causa di una complicata vicenda giudiziaria in cui lui si è sempre dichiarato innocente. Ha perso 30 chili e adesso anche la sua tenuta psicologica vacilla: "Sono consumato anche emotivamente. Mi sembra di impazzire, prenderei a testate il muro" spiega il 50enne raggiunto al telefono nella dependance dell’ambasciata italiana ad Abu Dhabi dove ha trascorso gli ultimi 5 mesi. Niente di lussuoso: la stanza di 16 metri quadri è arredata in modo minimale con letto, un fornellino da campeggio, un tavolino e una sedia.

L’uomo era stato arrestato il 21 marzo del 2021 in un hotel a Dubai dove era con la moglie e la figlia per qualche giorno di relax. Accusato di collaborazione con il terrorismo, ha poi trascorso 15 mesi in una cella di massima sicurezza nel penitenziario di Al Wathba dove dormiva e mangiava per terra in uno stanzone con altri detenuti. Poi il 30 maggio il procuratore generale di Abu Dhabi ha ordinato la sua scarcerazione, collegando la scelta a "maggiori interessi di Stato e della Nazione".

Andrea Costantino con la figlia, prima della sua disavventura
Andrea Costantino con la figlia, prima della sua disavventura

Ma Costantino non è comunque riuscito a tornare in Italia: la Corte del Paese arabo lo ha infatti condannato a una pena pecuniaria di 550mila euro, condizione minima per lasciare gli Emirati. Soldi però che il trader non ha, avendo il conto corrente bloccato. Oggi lancia un nuovo appello per la sua liberazione alla neo premier Giorgia Meloni.

Come sta anzitutto?

"Sono distrutto sia fisicamente che emotivamente. Sono dentro a un incubo che non sembra aver fine. Ho bisogno che qualcuno mi dica quando mi rimettono sull’aereo per l’Italia perché questa incertezza mi sta facendo perdere l’equilibrio mentale. Sono solo come un cane e mi manca tanto abbracciare mia moglie e i miei figli. La piccola che ha cinque anni chiede ogni giorno al telefono quando torno. L’altro figlio che invece di anni ne ha 12 sta invece scontando problemi a scuola: è bersagliato dai suoi compagni perché il padre è stato arrestato all’estero".

Come trascorre le sue giornate?

"Dormo male, sì e no tre ore a notte. Alle 6 mi alzo e mi faccio un’ora di nuoto nella piccola piscina che si trova nel giardino della residenza dell’ambasciatore. Vado anche lì a correre il pomeriggio. Non me ne frega nulla della forma anche perché peso sempre 30 chili in meno rispetto agli 86 di prima. È un modo per tenere occupata la mente. Ho sempre fatto una vita frenetica come trader, viaggiavo moltissimo, con l’adrenalina a mille e il telefono sempre che squillava. Adesso sono ridotto a un’inattività forzata. Cerco di leggere molto, mi attacco a WhatsApp. Ma basta affacciarmi alla finestra per ripiombare nell’angoscia: vedo un cancello da cui vorrei tanto uscire. Ma non posso perché se lo facessi mi rispedirebbero in un carcere disumano".

Quali sono le novità sul fronte legale?

"Il 18 ottobre scorso il procuratore capo di Abu Dhabi ha annunciato al mio avvocato la possibilità di pagare metà della sanzione, 275mila euro. Ma il versamento doveva essere fatto entro tre giorni, altrimenti sarebbe scattato un nuovo mandato di cattura. Io non ho potuto pagare avendo i conti bloccati. D’altra parte non avevo neppure avuto rassicurazioni sul fatto che venissi liberato a fronte del pagamento".

Quando pensa che finirà questa vicenda?

"Solo un intervento politico di primo piano può dare una svolta. Ringrazio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che - mi è stato riferito - sta seguendo con attenzione la situazione e Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’Estero e le politiche migratorie della Farnesina, una persona d’oro che pubblicamente ha sostenuto la tesi della mia innocenza. Ho letto che settimana scorsa il nuovo ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo emiratino ed è sicuramente un buon segnale. Mi appello ora al Presidente Giorgia Meloni, anzi la prego, affinché intervenga il prima possibile per una soluzione politica che mi restituisca la libertà. Il fatto che abbia fatto un appello a luglio dell’anno scorso per la mia liberazione mi dà un po’ di speranza. Sono nelle sue mani".

 

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