Altri 6 mesi d’ossigeno per 23 addetti in bilico

Il Governo ha prorogato ammministrazione straordinaria e cassa integrazione in attesa di un acquirente

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Altri sei mesi di ossigeno per i lavoratori del Mercatone Uno in attesa di un acquirente che rilanci attività e occupazione della catena di arredamento sulle montagne russe da cinque anni. Il Governo proroga cassa integrazione e amministrazione straordinaria in scadenza il 23 maggio.

E i sindacati tirano un sospiro di sollievo. "Dobbiamo tutto ai lavoratori che non si sono mai arresi. Dedichiamo a loro i 50 anni dello Statuto", dice Matteo Moretti, segretario della Filcams-Cgil Brianza in prima linea sulla vertenza. In bilico ci sono i 1.643 dipendenti, 23 a Pessano, decisi a riavere indietro il loro posto. Il Covid ha fatto saltare l’ultima trattativa con un marchio che si era fatto avanti per rilevare cinque punti vendita, "ma non sappiamo dove", precisa il sindacalista. Altri cinque, fuori Lombardia, - 150 gli addetti passati di mano - sono stati ceduti prima che scoppiasse la pandemia. La selezione dei papabili è stata fatta dai commissari tramite bando, chiuso a novembre.

La gara prevedeva la possibilità di spacchettare il panzer del mobile low-cost "un percorso che si sarebbe interrotto se fossero cessati gli ammortizzatori – sottolinea il segretario – invece grazie al rinnovo guadagniamo tempo fino a novembre. In gioco c’è il futuro di centinaia di famiglie". Sulla ricollocazione del personale, quasi tutte donne over 40, sono scesi in campo anche i Comuni.

Pessano, d’accordo con i vicini, guida la riqualificazione degli addetti dell’Adda-Martesana. "Un modo per permettere a chi è in cassa di riaffacciarsi al mercato del lavoro", spiega il sindaco Alberto Villa all’opera con Afol Metropolitana. Erano in tutto 55 i punti vendita coinvolti dal buco di Shernon Holding, la società che aveva rilevato i negozi del vecchio sponsor di Marco Pantani e che ha portato i libri in Tribunale in 9 mesi dopo avere accumulato 90 milioni di debiti.

Un anno fa il crac, certificato dal Tribunale di Milano. Il celebre franchising era sbarcato in città negli anni Novanta e in poco tempo era diventato un punto di riferimento per migliaia di clienti. Ora, sulla Sp 13 dove il logo giallo con scritta blu e rossa non passava certo inosservata, è stato smontato tutto. Il fallimento ha trascinato con sé l’indotto, 500 aziende che vantano crediti per 250 milioni e 10mila dipendenti. Tutti in bilico aspettando la nuova proprietà. "Una ferita aperta – conclude Moretti – stiamo facendo di tutto per trasformarla in una rinascita".

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