Bimba morta di stenti, le bugie di Alessia Pifferi: "Diana? A casa con la babysitter"

Dai racconti di parenti e amici emergono diversi episodi in cui la 36enne si presentava in visita da sola. E alle domande di mamma e sorella sulla piccola rispondeva: "Così possiamo stare più tranquille"

Alessia Pifferi

Alessia Pifferi

Milano, 23 luglio 2022 - Le bugie all’attuale compagno: "Diana è in vacanza da mia sorella". Le bugie alla madre e alla sorella: "Diana? L’ho lasciata a casa con la babysitter, così possiamo stare più tranquille". Le bugie alla vicina e alla polizia dopo il ritrovamento della figlia di 18 mesi: "Era con la babysitter". Le testimonianze messe insieme nelle ultime 48 ore da investigatori e inquirenti su Alessia Pifferi, la trentaseienne accusata di aver abbandonato per sei giorni la sua bambina lasciandola morire di stenti nell’abitazione di via Parea 20-16, tratteggiano la figura di una donna che si era costruita attorno una realtà parallela in cui la presenza di Diana non era contemplata.

Una montagna di bugie per coprire l'abbandono di Diana

Una realtà parallela infarcita di menzogne e storie inventate, raccontate a getto continuo, senza una logica precisa e a volte senza che ce ne fosse bisogno. Una persona "capace di commettere atrocità", per usare le parole del pm Francesco De Tommasi, che sta coordinando le indagini degli agenti della Squadra mobile guidati dal dirigente Marco Calì. Una persona pericolosa, che non ha avuto alcuno "scrupolo" a disinteressrsi completamente della piccola per quasi una settimana, preferendo portare avanti le sue relazioni e divertirsi. Per questo, la Procura ha deciso di aggiungere l’aggravante dei "futili motivi" a quella della premeditazione nella contestazione di omicidio volontario aggravato.

Alessia: "Non ero tranquilla perché sapevo di fare una cosa che non andava fatta"

Nella tarda mattinata di ieri, Alessia Pifferi è stata interrogata dal gip Fabrizio Filice nel carcere di San Vittore: l’incontro è durato per circa un’ora, ma all’uscita l’avvocato della trentaseienne, Raffaella Brambilla, non ha rilasciato dichiarazioni per chiarire se la sua assistita abbia deciso di avvalersi della facoltà di restare in silenzio o se abbia risposto alle domande del giudice. A quelle del pm ha in parte risposto, ammettendo ad esempio di essere consapevole del tragico pericolo a cui aveva esposto la figlia non occupandosene per giorni e giorni: "Sì. A parte la disidratazione, la morte", ha messo a verbale alla domanda "Mai lei pensava che bastasse un biberon per sfamare sua figlia? Lei sa che conseguenze può avere l’assenza di cibo e di liquidi?". E ancora: "Quando ho lasciato mia figlia da sola a casa, non ero tranquilla perché sapevo di fare una cosa che non andava fatta". Non era "tranquilla" perché "poteva succedere qualsiasi cosa": che Diana cadesse dal lettino da campeggio in cui l’aveva lasciata o che avesse "qualche malore".

Il sospetto: ansiolitici alla bambina per evitare che piangesse

Solo l’autopsia, che verrà eseguita nei prossimi giorni, potrà chiarire se alla bambina siano state somministrate gocce dell’ansiolitico "En", di cui è stata trovata una boccetta quasi terminata. Il sospetto è che la madre desse alla piccola le benzodiazepine per farla stare tranquilla nei giorni in cui era assente, così da evitare che pianti e lamenti attirassero l’attenzione dei vicini.

 

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