Omicidio Alessandrini, via il segreto sulle carte

Il sostituto procuratore Emilio Alessandrini viene assassinato da un gruppo di fuoco di Prima Linea la mattina del 29 gennaio 1979

Emilio Alessandrini

Emilio Alessandrini

Milano, 20 luglio 2018 - Il sostituto procuratore Emilio Alessandrini viene assassinato da un gruppo di fuoco di Prima Linea la mattina del 29 gennaio 1979, a Milano, mentre si prepara a recarsi al Palazzo di Giustizia. L’intero fascicolo personale del magistrato verrà desecretato e pubblicato su sito web del Consiglio superiore della Magistratura il 30 agosto, giorno in cui il magistrato ucciso avrebbe compiuto 76 anni. La stessa decisione è stata presa per il fascicolo di Rocco Chinnici, ideatore di quello che sotto la guida di Antonino Caponnetto diventerà il pool antimafia. La pubblicazione sarà il 29 luglio, a 35 anni dall’assassinio di Chinnici a opera di Cosa nostra.

Abruzzese di Penne (Pescara), Alessandrini si laurea in giurisprudenza a Napoli. In magistratura dal 1967, l’anno dopo è sostituto procuratore a Milano. Con i colleghi Gerardo D’Ambrosio e Luigi Fiasconaro conduce le indagini sulla strage di piazza Fontana che, seguendo la pista della destra eversiva, portano all’incriminazione di Franco Freda e Giovanni Ventura. È sua una delle prime indagini sulla galassia dell’Autonomia milanese. Lavoratore instancabile, inquirente determinato, Alessandrini s’immerge nelle indagini sul terrorismo rosso. Entra così nel mirino di Prima Linea, l’organizzazione guidata da Corrado Alunni, Sergio Sergio, Susanna Ronconi. Nel settembre del ‘78, in un covo di Pl in via Negroli, vengono trovate tre fotografie del sostituto procuratore. Intanto Alessandrini ha iniziato a occuparsi del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.

"Un agguato feroce, senza scampo. Gli hanno sparato dritto alla nuca. I proiettili hanno frantumato il vetro dello sportello di guida. Emilio Alessandrini, sostituto procuratore della Repubblica di Milano, ha reclinato il capo verso destra. Ed è rimasto così, seduto al volante, le mani appoggiate in grembo, le gambe leggermente scivolate verso la pedaliera, all’interno della sua R5, a un semaforo di viale Umbria". Così Enzo Catania descrive l’epilogo dell’agguato su “Il Giorno” del 30 gennaio 1979. Conoscono le sue abitudini. Alessandrini ha accompagnato il figlio Marco alla scuola elementare. È ripartito verso casa, in viale Montenero, posteggerà l’auto e come al solito raggiungerà a piedi il Palazzo di Giustizia. In viale Umbria il semaforo segna rosso. Due del commando esplodono otto colpi, altri due rimangono di copertura. Morte di un giovane magistrato. Fama di persona democratica, riformista, di sinistra. Pericoloso, precisa Prima Linea nella rivendicazione, perché faceva funzionare il sistema.

 

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