Buscate, "Al lavoro tra paura e solidarietà"

Il ricordo di Raffaella Marzocca e Patrizia Bonavera, presidente e vicepresidente della Croce Azzurra

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di Giovanni Chiodini

"All’inizio avevamo paura, perché non avevamo le mascherine, non sapevamo come fosse questo virus. Un nostro volontario aveva trasferito un paziente affetto da Sars-cov2 senza protezioni, perché non si sapeva. Per dieci giorni ho vissuto con l’ansia che si sarebbe potuto ammalare. Invece fortunatamente è andato tutto bene. Nessun nostro volontario, nonostante le molte ore passate in ambulanza e a contatto con le persone malate, ha contratto l’infezione". Raffaella Marzocca e Patrizia Bonavera, rispettivamente presidente e vicepresidente della Croce Azzurra di Buscate, hanno parlato della loro esperienza passata all’incontro promosso dall’Avis di Arconate. "La prima domanda - afferma Bonavera, che è anche soccorritrice - è stata: rimango a casa o torno ad aiutare le persone che hanno bisogno? Ha prevalso la seconda ipotesi, anche se mi è costato molto negli affetti famigliari. Per due mesi non ho abbracciato nè baciato mia figlia".

"Purtroppo il covid-19 ci ha colti impreparati. Soprattutto nei primi giorni non avevano di dispositivi di protezione, non si sapeva come fare, come ci si doveva vestire - aggiunge Marzocca -. Se in autunno ci sarà una nuova ondata, certamente sapremo come affrontare l’emergenza. Ma nel frattempo, in attesa che si trovi un vaccino, teniamo la mascherina e il distanziamento sociale". L’associazione buscatese ha dovuto operare anche su uno dei fronti più caldi dell’emergenza, la Bergamasca. "Ci era stata chiesta la disponibilità di un’ambulanza per 12 ore al giorno - aggiunge la presidente -. I nostri ragazzi partivano al mattino presto e tornavano solo in serata, stravolti. Dovevano percorrere anche centinaia di chilometri al giorno in montagna, in paesi e località di cui prima di allora non conoscevamo il nome. Poi una volta in ospedale c’era da fare una lunga coda per attendere il ricovero del paziente, anche tre o quattro ore, perché davanti a loro c’era una fila di codici rossi che dovevano essere ospedalizzati. A volte anche con carenza di ossigeno e altri dispositivi, che ci prestavamo tra associazioni". Nel nostro territorio invece i tempi di attesa erano più brevi. "Anche perché nei Pronto soccorso c’era meno gente del solito".

C’è un aspetto che è rimasto di questa emergenza, oltre alla paura? "La solidarietà - spiega la presidente -. Abbiamo raccolto 33mila euro, frutto delle donazioni dei comuni, delle associazioni e della gente. Non era mai successo nella nostra storia. Oltre ai soldi è arrivato di tutto, grazie ai negozianti, ai ristoratori. Encomiabile la vicinanza dei bambini che ci mandavano i loro disegni. E ne approfitto per ringraziare i sindaci Fabio Merlotti, Giuseppe Pignatiello e Arconte Gatti per la loro vicinanza che si ha aiutato molto nel superare i momenti più delicati".

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