Via Settembrini, studentessa aggredita: "Presa per i capelli, poi la rapina"

Dopo la notte di rapine e un morto convalidato il fermo dei due marocchini. Daspo, chi mostra i muscoli e chi li snobba

Carabinieri

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Milano, 1 maggio 2018 - Non ci siamo accorte che qualcuno ci seguiva, ma sono stata afferrata per i capelli da dietro e ho ricevuto un pugno all’altezza del fianco destro». La brutale aggressione di via Gaffurio 2 nelle parole di Lorna, la studentessa inglese accoltellata e rapinata venerdì scorso dai marocchini Abdenachemi Amass e Saad Otmani. I particolari del raid emergono nell’ordinanza con cui ieri il gip Laura Marchiondelli ha convalidato il fermo di indiziato di delitto eseguito dai carabinieri del Nucleo investigativo e disposto la misura della custodia cautelare in carcere per i due, come chiesto dal pm Lucia Minutella. I racconti delle vittime lasciano senza fiato, tratteggiando quel profilo da criminali spietati sintetizzato così dal giudice: «L’efferatezza delle aggressioni, a fronte dell’esiguità dei proventi del reato, manifesta la totale assenza di capacità di autocontrollo e freni inibitori».

E ancora: «La pericolosità dei soggetti è massima, posto che gli stessi non hanno avuto alcuna remora ad accoltellare le loro vittime, cagionando la morte anche di una di loro». Vale a dire il 23enne bengalese Samsul Haque Swapan, colpito in maniera letale alle 2.14 in via Settembrini. Un omicidio che ha chiuso una sequenza di quattro agguati iniziata alle 23 di giovedì a Cinisello Balsamo. La prima vittima è il 36enne peruviano Frank Aaron Q.P., sentito a verbale dagli investigatori della Omicidi di via Moscova: dopo essere sceso alla fermata di via Sant’Antonio della linea 729, «i due soggetti (gli stessi erano sul mezzo pubblico sin da Sesto San Giovanni) mi aggredivano, di cui uno alle spalle e uno davanti: quello davanti mi colpiva ripetutamente con una bottiglia, aveva capelli ricci con barba sistemata, mentre l’altro soggetto mi teneva dalle spalle». Bottino: un telefono e un borsello a tracolla. Amass e Otmani scappano, ma dopo 400 metri colpiscono una seconda volta. Nel mirino finisce Carlo Alberto P., 31enne con problemi psichiatrici: due coltellate al fegato e al braccio per rubargli un marsupio contenente 40 euro. Passano tre ore, e i balordi tornano in azione. Sono le 2.13, siamo in piazza Caiazzo. A bordo della sostitutiva della linea verde ci sono Lorna e l’amica Sarah, entrambe studentesse in Erasmus a Milano: «Abbiamo preso l’autobus alla fermata Moscova e ci siamo sedute davanti a due uomini – spiega Sarah ai militari –. Questi due volevano parlare con me e la mia amica, ma visto che parlavamo inglese non hanno continuato e ci hanno lasciato stare». Alla discesa, però, scatta il blitz: Lorna viene presa alle spalle e colpita con una lama «di 7-10 centimetri»; all’inizio pensa a un cazzotto, poi si accorge «di essere stata ferita con il coltello». 

I due fuggono in via Settembrini e lì si imbattono in Samsul, che cerca di mettersi in salvo: una telecamera al civico 49 riprende il bengalese che corre in direzione via Vitruvio e i marocchini che lo inseguono indicandolo con la mano. Il finale è noto: un fendente dritto al petto, letale per il 23enne aiuto cuoco al bar Dante. Un omicidio che sia Amass che Otmani negano di aver commesso. Ammettono sì di aver partecipato alle rapine, ma non a quella che si è conclusa con un giovane ammazzato (anche se il telefono di Samsul è stato rinvenuto addosso a Otmani durante la perquisizione personale). I due, difesi dall’avvocato Cristina Daniela Cultrera, si sono accusati a vicenda: «Ero con Otmani che aveva il coltello, è stato lui a colpire la vittima alla quale è caduto il cellulare che io ho preso», sostiene Amass sul primo blitz. E le ragazze? «Ho cercato di fermarlo: non credo sia giusto uccidere per un telefono». «Il coltello lo aveva Amass», la versione di Otmani.

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