Aggredito con l'acido a Milano, Magnani: "Alexander e Martina volevano fare altre vittime"

Nel mirino anche la sorella di Pietro Barbini, la fidanzata di Giuliano Carparelli, il fotografo che ha schivato il lancio di acido a novembre, e un altro ragazzo che vive all'estero

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Milano, 17 marzo 2015 - "Mi sono reso conto di cosa stavano facendo, di quelle che erano le loro intenzioni e le loro aggressioni, solo con Pietro Barbini". Andrea Magnani, il bancario finito in carcere a Opera, come complice attendente della coppia dell'acido, conferma tutto davanti al giudice della nona penale Anna Introini che sta giudicando in rito abbreviato Martina Levato e Alexander Boettcher per l'aggressione con l'acido muriatico dell'ex compagno di scuola di lei, ed ex filarino, Pietro. Magnani, arrestato diversi giorni dopo l'aggressione del 28 dicembre in via Giulio Carcano, e dopo che un video di una telecamera di sorveglianza depositato dalla difesa di Boettcher (Ermanno Gorpia) lo individuava nel luogo dell'assalto a Pietro con in mano dei recipienti, ha accettato di rispondere alle domande di difese e accusa, il pm Marcello Musso, come teste imputato in procedimento connesso.

"BOETTCHER REGISTA DELL'AGGRESSIONE" - Magnani ha confermato il suo ruolo di supporto nelle telefonate trappola sia a Pietro che al fotografo Giuliano Carparelli (altra vittima della coppia diabolica) ma pensando che fosse per "fare uno scherzo", ed escludendo di essere consapevole della portata delle azioni dei due amanti diabolici. Portata "scoperta solo la sera di Barbini". Magnani dunque avrebbe sottolineato che Alexander Boettcher sarebbe stato il "regista" dell'aggressione.  Secondo quanto riferisce l'avvocato Paolo Tosoni, legale di Barbini, Magnani al banco dei testimoni ha detto che "si è lasciato convincere da Alexander a fare tutta una serie di azioni in virtù di una soggezione da lui spiegata facendo riferimento a una sua situazione personale, famigliare ed economica faticosa. Ci teneva all'amicizia con Alexander che gli chiedeva di fare cose che lui ha fatto, non rendendosi conto dell'esito finale. Ha detto che per lui anche Martina aveva soggezione di Alexander".

L'ACQUISTO DELL'ACIDO SBAGLIATO - Magnani, stando a quanto riferito dal legale di parte civile Paolo Tosoni, nell'udienza a porte chiuse avrebbe raccontato che era, in sostanza, succube di Boettcher perché in quel periodo stava vivendo una 'situazione economica, personale e familiare faticosa e difficile' e per questo era 'facilmente soggiogabile' e, in più, teneva molto alla 'sua amicizia'. Ha riferito anche di un 'ordine' che gli avrebbe impartito il broker, ossia di andare ad acquistare due taniche di acido solforico. Dopo l'acquisto, però, il broker si sarebbe 'arrabbiato' con lui perché aveva preso dell' acido con una 'gradazione troppo bassa'. Riguardo a questo acido, Magnani ha detto che lui spesso aiutava Boettcher a pulire i tubi intasati in uno dei suoi appartamenti in viale Bligny.

"PROGETTAVANO ALTRE AGGRESSIONI" - Magnani, che avrebbe avuto il ruolo di basista accompagnando Martina in auto quel tardo pomeriggio del 28 dicembre scorso e facendo le telefonate per attirare Barbini all'appuntamento 'trappola', stando al suo racconto, sapeva soltanto che i due volevano fargli "uno scherzo goliardico, perché Barbini era di ritorno dagli Stati Uniti". Tra l'altro, Magnani ha raccontato che Boettcher gli aveva affidato un borsone con dei contenitori dentro, ma che, a suo dire, "là dentro c'era solo acqua". Il presunto complice della coppia avrebbe anche sostenuto che Alexander Boettcher e Martina Levato "progettavano altre aggressioni". Nel mirino anche la sorella di Pietro Barbini, la fidanzata di Giuliano Carparelli, il fotografo che ha schivato il lancio di acido a novembre, e un altro ragazzo che vive all'estero.  Da quanto trapela dalle dichiarazioni rese nel procedimento a porte chiuse Magnani in merito avrebbe aggiunto che la coppia teneva dei bigliettini con scritti dei numeri di targa utili a eseguire altre aggressioni. 

L'AGGRESSIONE A STEFANO SAVI - "La macchina con cui siamo andati era quella di Boettcher e guidava lui": Magnani ha aggiunto un nuovo dettaglio sull’aggressione subita da Stefano Savi, colpito al volto con l’acido nella notte tra il primo e il 2 novembre in via Quarto Cagnino. Nonostante i giudici della nona sezione penale abbiano bloccato domande a Magnani inerenti gli episodi su cui sono ancora aperte le indagini, perché il processo in corso riguarda solo Barbini, il bancario interrogato dal pubblico ministero Marcello Musso ha dichiarato che quando Savi è stato colpito erano andati sul posto con l’auto di Boettcher. Subito dopo, in macchina, il broker gli ha detto di essersi reso conto "di aver sbagliato persona".

FLESSIONI IN CELLA DURANTE LA NOTTE - A quanto è emerso sulla sua vita da detenuto, Andrea Magnani passa intere notti nella cella del carcere in cui è recluso a fare flessioni. Il giovane, dunque, dopo essere finito in un’inchiesta che lo vede accusato di fatti gravissimi e che ha spiegato agli inquirenti di essere riconoscente al broker per avergli fatto perdere peso, secondo gli educatori del carcere appare tuttora ossessionato dalla forma fisica con un atteggiamento apparentemente ossessivo-compulsivo, determinando il fastidio dei compagni di cella che vorrebbero dormire in tranquillità.

FOTO CON MANI DI MAGNANI CORROSE - Il pm di Milano Marcello Musso ha depositato oggi nel corso del processo a carico di Martina Levato e Alexander Boettcher anche delle foto nelle quali, da quanto si è saputo, si vedono le mani di Andrea Magnani, presunto complice della coppia, con dei segni di corrosione che potrebbero essere stati causati da acido. Le fotografie, da quanto si è appreso, sono state scattate dagli investigatori della polizia lo scorso 20 gennaio, prima del fermo di Magnani, eseguito nella notte tra il 2 e il 3 febbraio scorso dopo un lungo interrogatorio. 

IL LEGALE DELLA VITTIMA - "Andrea Magnani ha confermato la ricostruzione già in atti. Nonostante un lungo interrogatorio con domande tese a minarne la credibilità ha oggettivamente confermato la dinamica dei fatti come ricostruita dalla stessa vittima, dal padre e dai testimoni senza sbavature e arricchendola di dettagli", ha dichiarato l’avvocato Paolo Tosoni, legale del giovane Pietro Barbini, aggredito con l’acido. Per Tosoni, Magnani "ha dato una spiegazione per ogni sua presenza. Si è reso conto di cosa stesse accadendo solo con Barbini". Quel giorno, in via Giulio Carcano, Magnani accompagnò la studentessa in macchina, secondo la sua versione, pensando di dover fare solo uno scherzo a Barbini, che nemmeno conosceva. In macchina, ha spiegato, c’era una borsa contenente dei flaconi. "Mi era stato detto che contenevano acqua e che dovevo consegnarli ad Alexander", ha affermato in aula, aggiungendo di aver scoperto che i flaconi non contenevano acqua ma acido solo quando ha assistito all’aggressione e li ha controllati. "Per me è stata una testimonianza eccezionalmente confermativa - ha detto Tosoni - e quindi la posizione di Magnani mi interessa fino a un certo punto. Si è detto inconsapevole. Ne prendo atto. Lui ha giustificato tutto quel che ha fatto ora bisogna valutare". Per Tosoni, infatti, "è difficile credere alla sua inconsapevolezza rispetto a una partecipazione così massiccia: immagino che all’inizio fosse così e che poi pian piano la consapevolezza ci sia stata".

LA COPPIA DIABOLICA IN AULA - Oggi, in aula, Alexander Boettcher, imperturbabile secondo chi ha assistito all'udienza alle dichiarazioni rese oggi dal presunto complice Andrea Magnani, ha reso dichiarazioni spontanee. Il broker ha negato di aver accompagnato Magnani a fare la telefonata-trappola a Pietro Barbini, lo studente aggredito con l' acido il 28 dicembre, indossando una felpa di Superman e di averla cambiata prima di recarsi sul posto dove poi è avvenuta l'aggressione. Ha inoltre negato di aver apposto sulla propria macchina la targa dell'auto di Magnani. Invece Levato non ha dichiarato nulla, limitandosi a sorridere di alcune risposte rese da Magnani agli avvocati e al pubblico ministero. Per la giovane prosegue la gravidanza in carcere. I suoi avvocati non hanno avanzato richieste di concessione degli arresti domiciliari ma da quanto viene spiegato, una tale istanza sarebbe probabilmente rigettata dai giudici della nona sezione penale in virtù delle elevate esigenze cautelari ravvisabili a carico dell'imputata. Il carcere ha una struttura ospedaliera per assistere le detenute in stato di gravidanza.

ha collaborato Marinella Rossi

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