Coppia dell'acido, parla il complice: "Io, succube di Martina e Alex" VIDEO

Attirò in trappola la vittima: "Pensavo fosse solo uno scherzo. A Martina e Alexander non sapevo dire di no". Dopo aver saputo dell'acido "ho pensato al suicidio" di Marinella Rossi

Arrestati i due responsabili dell'aggressione con l'acido a Milano (Newpress)

Arrestati i due responsabili dell'aggressione con l'acido a Milano (Newpress)

Milano, 5 febbraio 2015 - «Ho pensato di uccidermi». Scende la carta del gesto estremo. Morire, quando scopre che l’acqua era acido. Che il gavettone era al muriatico. Subito dopo il 28 dicembre, quando Andrea Magnani – dice – sbatte contro la realtà: l’innocente «scherzo a un amico di Martina e Alexander in arrivo dagli Stati Uniti» era un bagno di due litri di acido in faccia a quello. A Pietro Barbini, 22 anni, da allora ricoverato al Grandi ustionati di Niguarda. Ha pensato al suicidio, dice al giudice delle indagini preliminari Giuseppe Gennari, il bancario 32enne, tanto che invia un messaggio di oscura disperazione alla moglie, la bielorussa Y. F. Magnani, terzo uomo del clan dell’acido, fermato per concorso in lesioni volontarie gravissime ai danni di Pietro, sospettato di aver fatto da appoggio ad altre aggressioni della coppia Martina Levato e Alexander Boettcher. Fermato su provvedimento del pm Marcello Musso all’alba del 3 febbraio, ieri si è difeso nell’interrogatorio di garanzia, prima che (oggi) il gip depositi il provvedimento di convalida (o meno) del fermo. Lo scherzo.

Per aiutare Alexander Boettcher, conosciuto in primavera e compagno di allenamenti e corse al parco Ravizza, «a fare uno scherzo a un ‘amico’», Andrea entra per tre giorni di seguito (26 ,27 e 28 dicembre) in un Internet Point di via Meda a Milano, con tanto di parrucca e maglia gialla, per telefonare tramite voip a Barbini e attirarlo alla consegna del pacco-scherzo in via Carcano. Perché mascherarsi come a Carnevale? «Perché me lo aveva chiesto Alexander».

E perché a lui e a Martina «non sapevo dire di no». Non ha saputo dire di no nemmeno quando gli amanti totali chiedono supporto allo «scherzo». Magnani porta in auto Martina, carica come una kamikaze di acido, in via Carcano. E il pacco regalo da Parigi, che fine ha fatto, nella sua ricostruzione? Ed ecco che arriva l’acqua. Quando Magnani dice al gip e al pm Musso che in via Carcano lui teneva personalmente due bottiglie «di scorta», in cui «pensavo ci fosse acqua». Come pensava fosse acqua quella in dote a Martina che però, quando arriva addosso a Pietro, produce urla di dolore – «scappa scappa papà, è acido!» grida il ragazzo al padre che lo aveva accompagnato –, mentre Boettcher insegue il ragazzo ustionato con un martello. E che fa Andrea: corre su e giù per la strada (ripreso da un video), prima a mani vuote, poi con un contenitore. Ripulisce la scena. Nel solco dell’amicizia c’è l’auto di Magnani utilizzata da Alexander e Martina (una Fiat Punto) per l’aggressione (i due sono indagati di tentate lesioni, ricettazione e rapina) al fotografo Giuliano C. (salvatosi grazie a pioggia e ombrello): «L’ho prestata a Martina, che me l’aveva chiesta». E in un solco ancora da seminare c’è l’improvvisa presenza di Magnani, quando la ragazza ferisce con un coltello lo studente di Economia in Cattolica Antonio M., tentando di evirarlo nell’auto di lei dove si sono appartati. Andrea, chiamato da Alexander, accorre alla Mangiagalli dove Martina dice di aver subito una violenza dal giovane ferito (ma lei è indagata per calunnia). Il difensore di Magnani, Libera Maria Azzarone, ha chiesto la scarcerazione del bancario. Ma per ora lui torna a Opera, dove il pm lo ha relegato per evitare che a San Vittore s’imbatta negli amanti diabolici. Un trio pericoloso, da ricomporre.

 

 

 

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