La dura legge del clan dell’acido: chi osa toccare Martina muore VIDEO

Attacchi seriali, un terzo arresto. Usavano parrucche negli Internet point di Marinella Rossi

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Milano, 4 febbraio 2015 - Baffi finti, trucchi e parrucche. Il gioco a bruciare con l’acido le facce di presunti nemici in un allestimento da Carnevale: chi ha toccato Martina, sia pure Martina consenziente, muore, o quasi. La faccia cancellata. Incontri casuali, relazioni toccata e fuga, rapporti dimenticabili nelle toilette di una discoteca, compiuti e affogati nel caffè della mattina dopo? Tutto può fare da innesco alla bottigliata d’acido muriatico. Ma non è solo un gioco di coppia, è un gioco di coppia con voyaeur, attendente, tuttofare valletto della coppia Martina-Alexander. È il clan dell’acido. Così entra in scena Andrea Magnani, il 32enne bancario (Mediolanum) che vive in via Venosa 12 con una moglie bielorussa, Y.F., che non deve essere un ostacolo al suo supporto logistico agli amanti diabolici.

Magnani compare la prima volta, il 28 dicembre, dopo l’aggressione a Pietro Barbini, chiamato in causa da Martina in modo innocente: un amico inconsapevole a cui si è rivolta, sconvolta, dopo aver esaurito la sua vendetta contro lo “stalker“, a suo dire, Pietro. Ma non era incolpevole, Andrea. Già un video tratto dalla telecamera di sorveglianza del civico 19 di via Giulio Carcano, e depositato nel giorno del processo per direttissima alla coppia dal legale di Boettcher, Ermanno Gorpia, mostrava l’inedita presenza di un complice in giubbotto giallo che andava e veniva nella strada dell’agguato, con borsello e sacca di plastica in mano. Era lui. L’Andrea. La polizia lo ha prelevato in via Venosa 12 l’altra notte, dopo una perquisizione notturna del venerdì in cui spuntano acido muriatico e bombolette di spray urticante. Un interrogatorio di ore davanti al procuratore aggiunto Alberto Nobili. Finisce con il fermo disposto dal pubblico ministero Marcello Musso. Spedito a Opera alle tre del mattino, il bancario: concorso in lesioni volontarie gravissime ai danni di Barbini. Rischio di reiterazione del reato, il sospetto sotto la lente delle indagini che abbia partecipato alle altre storie di acido seriale: come il tentativo, non riuscito grazie alla pioggia e a un ombrello, di bruciare la faccia al fotografo 24enne Giuliano C., il 15 novembre, in via Nino Bixio. Là dove Magnani avrebbe accompagnato con la sua Fiat monovolume la coppia. E chissà che non trovi un padre anche l’aggressione del primo novembre allo studente di Economia in Bicocca, il 25enne Stefano S., alle cinque del mattino (di rientro a casa in via Quarto Cagnino dalla discoteca The Club).

Andrea, scrive il pubblico ministero Musso nel suo provvedimento di fermo, è «presenza richiesta e ottenuta» da Martina e Alexander nella loro azione contro Barbini. Il 28 dicembre in via Carcano porta con sé in auto la ragazza (Alexander giunge con la sua auto) e «una borsa, consegnatagli dal Boettcher, con all’interno una scorta di uno o due contenitori di acido». Non li userà, bastano quelli di Martina; lui lo si vedrà nel video correre avanti e indietro e portare con sé una sacca. Pietro aggredito da Martina, che indossa una parrucca rossa e «una giacca grigia con cappuccio» dopo aver prelevato «dall’auto del Magnani una borsa con all’interno due contenitori». Quindi Andrea caricherà la ragazza in auto e fuggirà con lei, mentre Boettcher insegue col martello Pietro (ma sarà poi da lui e dal padre placcato e fatto arrestare).

Mentre Levato porta «con sé i due barattoli d’acido gettato sulla faccia di Barbini e altri due ancora pieni». Un passo indietro. I trucchi e le parrucche. Andrea, scrive il pm, «sempre in accordo e in compagnia di entrambi i complici», va nell’internet point di via Meda 17 per fare le tre telefonate del 26, 27 e 28 dicembre «all’utenza telefonica fornitagli dal Boettcher insieme al nome della persona da chiamare, Pietro Barbini, indicato come “un amico“ e con le richieste da formulare al Barbini stesso». Magnani fa anche l’ultima telefonata a Pietro, il pomeriggio del 28, per precisargli di andare «non in via Filippo Carcano, ma in via Giulio Carcano, al 14», a scongiurare errori da toponomastica. E all’Internet point Andrea ci va in assetto carnevalesco: parrucca e maglia gialla, forniti da Boettcher «per travisarsi». Le stesse parrucche vistose, i baffi finti, i cerotti in faccia alla ragazza, che in tanti vedono in via Nino Bixio prima dell’agguato fallito a Giuliano C. E una setimana dopo gli stessi travestimenti improbabili di ragazzi appostati per ore, quando ormai Giuliano, mangiata la foglia, per prudenza prende il largo da casa sua.

marinella.rossi@ilgiorno.net

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro