Aggredito con l'acido in piazza Gae Aulenti: "Ero in trappola, mi pedinava"

Il racconto del giovane ustionato dalla quarantenne: in un pomeriggio anche cento messaggi nei quali alternava offese a scuse

Il ragazzo vittima dell'aggressione

Il ragazzo vittima dell'aggressione

Milano, 6 gennaio 2020 - Lo spray al peperoncino, lui che si porta le mani al viso per proteggersi e poi una lingua di acido gettato in testa che gli colerà sul viso procurandogli ustioni di secondo a terzo grado sulla guancia e sul collo. La vittima dell’aggressione di Tamara Masia, 43 anni, stalking seriale, ora in carcere, è Daniele Polacci, 28 anni, "Il Dani", come si fa chiamare sui social, originario del Modenese e cameriere in un elegante ristorante di piazza Gae Aulenti.

Daniele, ieri è stato dimesso dal Fatebenefratelli con una prognosi di 21 giorni, come sta? "Molto acciaccato, molto incredulo e molto impaurito".

Ci racconti come è nata questa “storia malata”. "Chiamarla storia è un po’ troppo, ci siamo visti solo tre, quattro volte: ci siamo conosciuti sui social, doveva essere una cosa leggera, allegra, per conoscerci. Si fa tra ragazzi, ma al primo incontro ho notato subito qualcosa si strano".

Come è stato il primo appuntamento, che cosa è successo? "Ci siamo incontrati in zona stazione Centrale siamo entrati in un bar per mangiare qualcosa e da subito mi è sembrata una persona dall’atteggiamento invadente. Ha iniziato a rivolgermi una raffica di domande inappropriate e impertinenti e a criticarmi per quello che avevo ordinato, cioè un toast e un caffè. Così i rapporti si sono fatti subito un po’ tesi".

Ma lei decide comunque di rivederla? "Sì, lei era venuta fino a Milano, aveva deciso di aspettare che finisse il mio turno di lavoro e in fondo anche io volevo darle e darmi l’opportunità di conoscerla meglio, cosi ci siamo rivisti quella stessa sera a fine turno".

Ma le cose non sono andate meglio... "No, ho avuto solo conferme dell’idea che inizialmente mi ero fatto e cioè che fosse una donna troppo strana, che ci fosse qualcosa nel suo comportamento che non mi convinceva".

Che cosa l’ha messa in allarme? "Dopo una notte trascorsa in hotel, la mattina quando mi sono svegliato, intorno alle 10, lei in camera non c’era più, dalla reception mi confemano che era uscita molto presto. Pazienza, me ne vado al lavoro. Nel pomeriggio sul cellulare mi arrivano almeno un centinaio di messaggi, ma forse di più, lei era un fiume in piena. Whatsapp che passavano dal "quando ci vediamo" al "bastardo sei una m..", al "no scusa" e di nuovo "mi tratti come una p..." e poi offese, insulti volgari".

E ha capito che era necessario allontanarsi da lei, dirle che non voleva più vederla... "Sì, certo, l’ho fatto, ma purtroppo due giorni dopo me la ritrovo ai tavolini esterni del ristorante e non posso evitarla. Ordina un caffè macchiato, glielo porto io temendo scenate sul posto di lavoro. Le dico di aspettarmi fuori dal locale. La raggiungo, parliamo un attimo, lei si calma, pare aver capito che non può comportarsi cosi, nè mandarmi centinaia di messaggi al giorno per di più di quel tenore. Mi tranquillizzo, perché penso che abbia capito. E invece succede il peggio. Appena mi giro di spalle vedo lei che estrae qualcosa dalla giacca, è un coltellino dalla lama appuntita e con espressione di rabbia mima il gesto di accoltellarmi alle schiena".

É in questa occasione che decide di denunciarla? "No, a dire il vero, forse ingenuamente, ho sperato che sparisse dalla mia vita".

E invece... "Invece arriviamo al 31, la notte di Capodanno mi compare davanti al ristorante. Mi scrive che le avevo promesso di passare tutte le feste con lei, ma non era vero e poi io lavoravo. Il mio turno finisce alle 3 del mattino e lei era ancora lì. A quel punto corro a denunciarla ai carabinieri".

Veniamo al giorno dell’aggressione. "Appena sceso dalla metro di Garibaldi me la sono vista sulle scale mobili che portano a piazza Gae Aulenti. Ho fatto finta di non vederla e lei mi ha rincorso: "Dani", io mi sono voltato d’istito e il resto è cronaca, l’acido, il buio, le urla, i soccorsi e il ricovero. Poteva andare peggio, gli occhi sono salvi. Ho saputo che è stata arrestata".

Esatto... "Bene, spero che resti in carcere molto a lungo".

 

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