Agenzia europea del farmaco: "Se valuteranno nel merito non potrà che venire qui"

Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria

Ipotesi area Expo  per l'Agenzia europea del farmaco

Ipotesi area Expo per l'Agenzia europea del farmaco

Milano, 26 settembre 2017 - Lui lo proponeva già a marzo dell’anno scorso, tre mesi prima che gli inglesi scegliessero la Brexit: in caso di leave, l’Agenzia europea del farmaco doveva venire in Italia. Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, la Confindustria del farmaco, è forse l’uomo pubblico che ha mostrato la fiducia più incrollabile nelle possibilità di Milano come prossima sede dell’Ema. A Bruxelles oggi porterà a sostegno della candidatura gli argomenti del nostro tessuto produttivo, insieme alla vicepresidente di Confindustria Licia Mattioli e a una seleçao del Made in Italy e del sistema Milano (tra i relatori il presidente di Sea Pietro Modiano, il rettore della Bicocca Cristina Messa, l’ad di Arexpo Giuseppe Bonomi, il sovrintendente della Scala Alexander Pereira, lo chef Carlo Cracco).

Diceva che è «impossibile» non vincere, lo pensa ancora?

«Forse sono ingenuo, ma sono molto ottimista: se non peseranno giochi di geopolitica, Milano ha tutte le carte in regola. Dall’offerta a titolo gratuito del Pirellone come sede, un simbolo dell’operosità italiana e della milanesità, già pronto e col Consiglio regionale disposto a traslocare, al nostro sistema di trasporti, la recettività, le scuole internazionali... Mi risulta che Milano sia gradita alla maggior parte dei 900 dipendenti dell’Ema, e questo è importante: se molti non si trasferissero, e fosse necessario reintegrarli, non si potrebbe garantire una continuità fondamentale per un ente pubblico che, ricordiamolo, si occupa della salute dei cittadini europei, e deve rimanere operativo senza interruzioni».

Le proiezioni parlano di un indotto di tremila nuovi posti di lavoro, tra 1,7 e 1,8 miliardi in euro...

«Un paio di esempi: novecento persone porteranno almeno 500 ragazzini in età scolare; a Londra, ogni giorno, la sede di Ema attira altrettanti visitatori. Immaginate l’impatto economico per Milano, per la Lombardia e per l’Italia».

E per voi della farmaceutica?

«La politica non si dovrebbe preoccupare di eventuali conflitti d’interesse, semplicemente perché le industrie farmaceutiche sono multinazionali: che l’Ema sia qui o altrove, aprirebbero un ufficio in città. Io dico che da italiano li vorrei qui, questi investimenti: un valore aggiunto per il nostro Paese. Un volano allo sviluppo della ricerca in Italia, in un sistema che include il futuro Human Technopole e la nostra industria farmaceutica, che sta trascinando il Paese fuori dalla crisi con dati di crescita della produzione ed export ineguagliati al mondo. È uno dei nostri fiori all’occhiello, insieme alla produzione scientifica, alla nostra Aifa che potrebbe supportare Ema nella transizione».

Al nostro sistema sanitario universalistico...

«Forse unico al mondo, e primo al mondo per qualità in base all’indice Bloomberg 2017, a fronte di una spesa pubblica inferiore a molti altri Paesi».

Insomma il suo appello è...

«A decidere in base ai dossier. Senza valutazioni geopolitiche o contrattazioni di voti su altre partite: stiamo parlando della salute degli europei».

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