"Addio Carlo, i tuoi scatti saranno immortali"

Gli abitanti della zona salutano lo storico fotografo Leoni. "Fuori dagli schemi. A un matrimonio fermò un motoscafo per far salire noi sposi"

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di Marianna Vazzana

La porta è spalancata, come sempre. "Per lui non esistevano chiavi, aveva una fiducia illimitata nel prossimo. Lasciava aperto persino lo sportello della macchina. E continuò anche quando, una mattina, sdraiato sui sedili trovò un clochard. “Scusa, dovrei andare al lavoro. Ma stasera puoi tornare“: lo svegliò così". Si potrebbe scrivere un libro con gli aneddoti che gli abitanti del quartiere Feltre, nello spicchio est di Milano, raccontano su Carlo Giulio Leoni, lo storico fotografo della zona scomparso tre giorni fa dopo una lunga malattia. "Un uomo fuori dagli schemi e tanto generoso", che avrebbe compiuto 83 anni domani. Per salutarlo, ieri, la scala della sua palazzina è stata tappezzata con alcune delle sue foto: dai ritratti (la sua specialità) agli scatti sul palco del Teatro Nazionale negli anni Ottanta, dai ricordi di famiglia agli scorci di antichi borghi. In casa, pure foto di vip come l’étoile della Scala Piera Pedretti che scelse di farsi immortalare nel suo studio, rimasto nella piazzetta del quartiere (in via Crescenzago) dal 1979 fino al 2001. Tantissime foto sono sparse negli album o appese nelle stanze di migliaia di famiglie, "perché era lui il professionista ufficiale per le foto di classe, sempre presente a comunioni, cresime e matrimoni".

Gli amici gli hanno reso omaggio ieri, accompagnati dalle note di De Andrè, Vecchioni e Morricone prima del corteo verso il cimitero di Lambrate. "Esaudiremo il suo desiderio: spargere le ceneri con un deltaplano sul mare di Ospedaletti (Imperia), il suo luogo del cuore", rivelano i figli Elena e Cristiano. "Da lui ho preso la “capacità“ di perdere le cose: non trovo mai portafoglio né telefono. Mio padre era speciale ma non si dica che era un santo, era uno dalla sfuriata facile. E io sono come lui", dice Elena, che ha 53 anni, lavora come grafica ed è mamma di Pietro, ventunenne. "A me ha trasmesso la passione per la fotografia, anche se nella vita sono responsabile commerciale per una multinazionale, e mi ha insegnato l’apertura verso tutti", continua Cristiano, cinquantenne, papà di Leonardo, di 18 anni. Gli occhi tristi della moglie Bruna, settantaquattrenne, si illuminano al vedere il viavai continuo. "Io sono originaria di Codigoro, in provincia di Ferrara. Carlo era della Bergamasca. Ci siamo conosciuti a Milano il 1° gennaio del 1966 perché ci trovammo a sostituire dei centralinisti. Abbiamo aperto insieme lo studio di fotografia e gli sono sempre stata accanto. Io Cavallini, il mio cognome, lui Leoni: non a caso abbiamo sempre amato gli animali". E ad ascoltare i racconti sul suo padrone, ieri, c’era anche la gattina Cleo. "Al mio matrimonio, nel 1999, sul lago di Lugano, fermò il motoscafo di uno svizzero per far salire noi sposi", ricorda Mario Tramontin. Sua sorella Anna aggiunge: "Una persona semplice e dal cuore grande. Accoglieva tutti, soprattutto chi aveva dei problemi". Marialuisa Cilimbini sottolinea: "Ha scattato lui tutte le mie foto importanti: a scuola, al mio matrimonio, al primo Natale di mia figlia. Mancherà. Il quartiere perde un pezzo di storia".

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