Coppia dell'acido, l'esame di Magnani: "Alexander era lo stratega, io il soldato"

Respinta, come già avvenuto nella scorsa udienza, la richiesta della difesa del broker Boettcher affinché l'imputato potesse sedere a fianco ai legali

 A sinistra Andrea Magnani in tribunale scortato da carabinieri e agenti di custodia

A sinistra Andrea Magnani in tribunale scortato da carabinieri e agenti di custodia

Milano, 23 settembre 2015  - Aggressioni con l'acido, nuova udienza in Tribunale a Milano. Ci sono "esigenze di speciale cautela" che impongono che Alexander Boettcher resti all' interno della gabbia per i detenuti durante l'udienza del processo milanese a suo carico con al centro l'accusa di associazione per delinquere. Si tratat della decisione dei giudici dell'undicesima sezione penale che hanno respinto, come già avvenuto nella scorsa udienza, la richiesta della difesa del broker affinché l'imputato potesse sedere a fianco ai legali. Il pm Marcello Musso si è opposto all'istanza dei difensori dando "parere assolutamente contrario attesa la straordinaria pericolosità del Boettcher".Anche il capo scorta delle guardie penitenziarie presenti in aula ha dato parere negativo e i giudici hanno bocciato la richiesta "valutate la natura delle imputazioni, la pubblicità dell'udienza e le condizioni logistiche dell'aula". Stamani è arrivato, così come alla scorsa udienza, anche Stefano Savi, studente sfigurato con l'acido e parte civile. Però, prima che Andrea Magnaniimputato in procedimento connesso dal momento che a differenza del broker ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, iniziasse la deposizione, è tornato a  casa. Magnani, fermato lo scorso febbraio, è  stato portato in aula, in una cella di fronte a quella di Boettcher. 

Alexander Boettcher a processo nella gabbia degli imputati

"ALEX ERA STRATEGA, IO SOLDATO" - "Obbediva senza fare domande, proprio come "un soldato" con il suo superiore. Andrea Magnani, il presunto complice della "coppia dell'acido", ha descritto così il rapporto con Alexander Boettcher nel corso del processo per le aggressioni a Stefano Savi, Giuliano Carparelli e per il tentativo di Martina Levato di evirare l'ex compagno di università Antonio Margarito. Magnani sta rispondendo alle domande del pm Marcello Musso in qualità di teste imputato in un procedimento connesso. Il processo, celebrato con rito abbreviato, a carico suo e di Martina Levato, riprenderà infatti il 9 ottobre davanti al gup Roberto Arnaldi. Il bancario di 32 anni ha descritto Boettcher come "uno stratega", che lui seguiva passo passo in tutti i suoi movimenti, inclusi gli allenamenti notturni a parco Ravizza e le scorribande in auto per Milano. Incalzato dal pm Marcello Musso, che gli ha chiesto "ma lei, impiegato di banca, ubbidiva come un soldato?", Magnani ha risposto: "Se lei vuole descrivermi come un soldato, sì".

"IO DA 7 MESI IN GALERA DA INNOCENTE" - Andrea Magnani non vuole che si usi la parola complici riferita nei suoi confronti alla "coppia diabolica" composta da Alexander Boettcher e Martina Levato, accusati di aver condotto varie aggressioni con l' acido ai danni di alcuni uomini a Milano. Lo ha detto rispondendo al pM Musso durante il processo a carico di Boettcher davanti all'undicesima sezione penale del Tribunale di Milano. "Evitiamo la parola complici, io sono da sette mesi e mezzo in galera da innocente per questa vicenda" ha detto con tono infastidito Magnani rispondendo al pm che aveva usato questo termine riferendosi alla cosiddetta "coppia diabolica".  Magnani ha spiegato che diceva sì alle richieste del broker "perché mi fidavo ciecamente di lui" e ha chiarito che sul caso dell'aggressione a Pietro Barbini la coppia "voleva far ricadere la colpa su di me".

"ERAVAMO AMICI, ORA NON PIU'" -  "Io di Alex ero amico, lo dico al passato perché dopo quello che è successo è difficile possa rimanere un'amicizia". E' un passaggio della testimonianza da imputato di reato connesso di Andrea Magnani, il presunto complice delle aggressioni con l' acido di Martina Levato e Alexander Boettcher. "Mi sono sentito raggirato da Alexander in questa vicenda. Io e lui ci allenavamo insieme, avevamo gli stessi interessi ma le nostre idee erano diametralmente opposte, non parlavamo ne' di politica nè di sessualità, i nostri caratteri erano molto diversi, avevamo una visione diversa del femminile".

Stefano Savi ha voluto guardare in faccia l’indagato Alexander Boettcher (Newpress)"ALEX SI SBAGLIO' E PEDINAMMO SAVI"  - A fine ottobre 2014 "pedinammo Stefano Savi" seguendo "la sua auto e quando la affiancammo Alexander disse "è luì". Così Andrea Magnani, presunto complice, ha raccontato in aula nel processo a carico di Boettcher l'origine dello scambio di persona tra Savi, sfigurato il 2 novembre 2014, e il vero obiettivo Giuliano Carparelli, che schivò un lancio di acido il 15 novembre. Secondo la versione di Magnani, Martina Levato, durante un sopralluogo alla discoteca 'Divina', aveva probabilmente individuato all'interno Carparelli, ma Alex si convinse che l'uomo che loro stavano cercando era uscito dal locale. Da qui il «pedinamento» con la macchina - elemento questo che non era mai emerso prima - nei confronti di Savi, che verrà poi aggredito qualche settimana dopo. Magnani nella sua testimonianza ha sempre detto, però, di non essere mai stato consapevole dei piani della coppia e che Alexander gli aveva raccontato che tra ottobre e novembre i due "cercavano un testimone per la presunta violenza sessuale subita da Martina". E con questa 'indicazione' lui ha raccontato di aver partecipato prima al sopralluogo nella discoteca e poi di aver accompagnato la coppia in via Quarto Cagnino, a Milano, la notte tra l'1 e il 2 novembre, dove Savi venne sfregiato.

"PER UN MOMENTO HO PERSO DI VISTA ALEX" -  "C'è stato un breve lasso di tempo durante il quale ho perso di vista Alexander Boettcher in via Quarto Cagnino" la notte tra i 1 e il 2 novembre 2014.  "Io dalla macchina vedevo Alexander che stava all'angolo di via Quarto Cagnino", poi "deve avere fatto due o tre passi e quando è entrato in via Quarto Cagnino per pochi minuti non l'ho visto più, e poi è tornato al punto iniziale". Nel frattempo, secondo Magnani, Martina Levato era intenta ad aspettare Savi sotto casa e a tiragli l' acido. "Non è stato Boettcher a tirare l' acido - ha ribadito il bancario -, ma la Levato". La ragazza, infatti, aveva con sè una borsa Eastpack nera (la stessa che la ragazza aveva con sè durante il blitz punitivo nei confronti di Pietro Barbini), dentro la quale, per Magnani, c'era la sostanza corrosiva. "Martina alcuni minuti dopo è tornata in auto un po' affannata", come "quando si corre". 

"MARTINA MI MINACCIO' CON ACIDO" - "Il primo lancio di acido Martina lo fa con il braccio destro. Vedo tutto dall'abitacolo dell'auto, parcheggiata davanti al civico 19. Scendo, anche se mi avevano detto di no, perché rimango impietrito: Barbini ha la faccia che sta diventando di un colore marrone-grigiastro, fa un gesto di protezione,  si toglie i vestiti e inizia a gridare forte 'Aiuto, aiuto'". È la drammatica descrizione dell'aggressione con l'acido del 28 dicembre a Pietro Barbini raccontata in aula da Andrea Magnani, il bancario accusato di averla commessa in concorso con Martina Levato e Alexander Boettcher, già condannati in primo grado per questo singolo episodio a 14 anni di reclusione.  Magnani, che sostiene di essersi reso conto solo in quel momento che i due amici volevano sfregiare il giovane attirato in via Giulio Carcano con il suo aiuto e la scusa della consegna di un regalo, ha poi proseguito: "Arriva il padre di Barbini, che l'ha accompagnato e ha parcheggiato poco più avanti. Grida: 'Polizia, polizia'. E in tutto ciò Boettcher è dietro alla mia macchina che incita Martina. Io non ricordo le precise parole dell'incitamento, ma la incita. Martina fa il secondo lancio. Colpisce la vittima di striscio. Poi, ha detto Magnani, "torno indietro alla macchina: non vedo Martina dentro l'auto, che avevo lasciato aperta. Lei era nascosta dietro al sedile del passeggero. Metto in moto per andare in un commissariato di polizia, ma lei mi mette uno shaker, un contenitore di acido tra i genitali e uno vicino alla faccia, dicendomi 'Vai, vai'". Mentre affronto una curva, dal recipiente di Martina cade dell' acido sul sedile della macchina". A questo punto Magnani, rivolgendosi polemicamente al pm Marcello Musso che nel porgli le domande dell'interrogatorio definiva "complici" i coimputati, ha detto: "Quindi anche qui sta la complicità: Martina è la mia complice che aveva in mano due barattoli di acido aperti...". Secondo il bancario, la ragazza sarebbe riuscita a tenerlo in trappola anche dopo essere scesi dalla macchina per andare a casa sua a cambiarsi i vestiti e poi in un campo a Viboldone a bruciarli: "A casa mia mi tiene sempre sotto minaccia. Si lava una ferita alla mano destra, tenendo un flacone di acido nella mano sinistra. Allora Martina mi fa scendere sotto casa e mi dice di rimettere la targa giusta sull'auto". Nella ricostruzione dell'accusa, infatti, gli imputati per perpetrare l'aggressione a Barbini hanno usato la macchina di Magnani a cui avevano precedentemente apposto la targa rubata a un'altra macchina in modo da non essere rintracciati.

 

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