San Donato, acido nell'acqua per uccidere collega: 53enne assolta per vizio di mente

Per la donna è stata disposta la misura di sicurezza per 3 anni in una ''Rems"

Analisi di laboratorio

Analisi di laboratorio

San Donato (Milano), 30 agosto 2018 - È stata assolta per vizio totale di mente, ma è stata disposta per lei la misura di sicurezza per 3 anni in una 'Rems', un ex ospedale psichiatrico giudiziario, la 53enne, ormai ex dipendente dell'Eni a San Donato milanese, arrestata nell'agosto 2018 per aver messo dell'acido nella bottiglietta d'acqua di un collega, poi ricoverato in ospedale.  Con la sentenza del gup Giusi Barbara il tentato omicidio per la donna, accusata anche di stalking ai danni di una collega, è  stato riqualificato in lesioni.

La donna, assistita dai legali Salvatore Scuto e Giulio Vigevani, era stata già trasferita lo scorso gennaio presso la Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Castiglione delle Stiviere (Mantova). Ora il giudice, al termine del processo con rito abbreviato, dopo averla assolta per incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti, sulla base di alcune consulenze effettuate nelle indagini e che hanno accertato il vizio totale di mente, ha disposto che per 3 anni dovrà rimanere nella struttura come misura di sicurezza (una misura che al termine del periodo sarà rivalutata). Il reato di tentato omicidio è stato riqualificato dal gup in lesioni pluriaggravate (le motivazioni tra 90 giorni). 

L'episodio al centro dell'indagine era avvenuto lo scorso 28 agosto quando un dipendente dell'Eni, tornando dalla mensa dopo la pausa pranzo, aveva bevuto da una bottiglietta che aveva lasciato aperta sulla scrivania. L'uomo, 41 anni, aveva avvertito subito un bruciore fortissimo in bocca ed era stato portato in ospedale con una prognosi di 3 giorni. Nel processo, come parte civile, l'uomo era rappresentato dal legale Giacomo Lunghini, che ha chiarito che "il tema di fondo" del processo "era garantire la sicurezza", con una misura di sicurezza appunto, "preso atto delle considerazioni mediche sull'incapacità". La donna era anche accusata di stalking nei confronti del collega, perché lo avrebbe molestato con telefonate continue. Stalking che avrebbe compiuto anche ai danni di una collega sempre con telefonate, scritti anonimi e danneggiandole, tra l'altro, la porta di casa e la macchina con uno spray. In più, avrebbe imbrattato anche i bagni dell'ufficio a San Donato in cui lavorava. 

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