Accessorize chiude, 72 licenziate

La catena davanti al Tribunale fallimentare: addio Italia. "Scaricano la crisi sui dipendenti, soprattutto donne"

Una manifestazione di lavoratrici

Una manifestazione di lavoratrici

Milano - Gli scaffali vuoti dietro le vetrine del negozio chiuso in stazione Centrale sono il simbolo di una crisi che rischia di mandare in fumo 72 posti di lavoro in Italia, 22 solo a Milano. In gran parte donne, commesse nei negozi italiani della catena Accessorize London che, in difficoltà da tre anni, ha iniziato la sua caduta quando la pandemia ha svuotato le strade delle città. La società Melite Italia, Srl con sede in via Vittor Pisani a Milano che gestisce i 25 punti vendita nazionali del marchio inglese di bigiotteria e accessori low cost, ha presentato al Tribunale di Milano un piano di concordato preventivo, procedura pre-fallimentare che consente di tentare un salvataggio in situazioni di indebitamento. "Il piano prevede la chiusura di tutti i negozi in Italia – spiega Massimiliano Genova, operatore della Fisascat-Cisl Milano – e il licenziamento di 72 persone. È il colpo di grazia per un marchio molto noto che, però, resterà in vita soprattutto con l’e-commerce e dei piccoli sub-franchising.

Di fatto l’azienda ha deciso di scaricare sui dipendenti diretti un trend negativo che durerebbe dagli ultimi tre anni. Questo è inaccettabile". Prima dello scoppio della pandemia Accessorize contava fra Milano e hinterland 9 punti vendita, con 41 dipendenti, ridotti successivamente agli attuali 4 (al momento sono chiusi), che occupano 16 lavoratrici (altri 6 addetti sono in forza negli uffici della sede amministrativa, sempre a Milano). Dipendenti che al momento sono tutti in cassa integrazione. Il sindacato lamenta di avere avuto notizia delle difficoltà indirettamente e solo tramite il Tribunale. «Questa decisione è un po’ un fulmine a ciel sereno – continua Genova – perché durante l’ultimo incontro, agli inizi dell’anno, l’azienda non aveva fatto cenno ad alcun esubero. È evidente che manca la volontà di verificare congiuntamente soluzioni alternative sia per il risanamento della situazione economica e finanziaria, sia sull’impatto occupazionale. Chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo di confronto e la revoca dei licenziamenti". Un nuovo fronte aperto in una situazione nera per il commercio, con grandi gruppi internazionali che chiudono o si ridimensionano. La catena tedesca di profumerie Douglas ha già annunciato la chiusura di 128 negozi nei prossimi due anni, il 25% degli store in Italia, con un impatto occupazionale su circa 500 persone. Fra le catene che hanno chiuso la francese Camaieu, mentre altri marchi del fast fashion stanno spingendo su forti tagli del personale che in questo settore colpiscono quasi sempre le donne.  

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