Abbiategrasso, Alessandro Mereghetti: "Così farò rivivere i mammut"

Il 30enne da oltre un anno lavora tra gli Stati Uniti e la Siberia per tentare di ricostruire l’ambiente nel quale questi grandi erbivori vivevano 25mila anni fa

Alessandro Mereghetti

Alessandro Mereghetti

Milano, 22 settembre 2019 - «Qualcuno pensa che lavoro al Jurassic Park». Forse non sarà giurassico, ma non siamo così lontani. Se un giorno i mammut torneranno a calpestare questa terra lo si dovrà anche a un ricercatore italiano, Alessandro Mereghetti, 30 anni, di Abbiategrasso, nel Milanese, che da oltre un anno lavora tra gli Stati Uniti e la Siberia per tentare di ricostruire l’ambiente nel quale questi grandi erbivori vivevano 25mila anni fa, così da accogliere - in un futuro che qualcuno considera prossimo - i mammut. Tra Corea e Russia, infatti, c’è già chi sta tentando di clonare questi enormi mammiferi pelosi. Quanto siamo vicini a realizzare il sogno? «Lontanissimi, direi - sorride Alessandro, l’unico italiano impegnato nell’impresa -. Ma nei prossimi dieci anni mi aspetto dei passi avanti. Le ricerche per modificare il dna degli elefanti indiani, ad esempio, progrediscono. E oggi questa pare ancora la via più percorribile per ottenere dei mammut». Durante  l’estate Alessandro, laureato in Biologia alla Statale di Milano, ha percorso la Siberia dell’est tra Yakutsk e Cherskiy, insieme alla spedizione coordinata dalla professoressa Jacquelyn Gill, della University of Maine Climate Changing Institute, per studiare ciò che resta del pleistocene, l’epoca nella quale vivevano i mammut. «Un’esperienza che poco ha a che vedere con la tranquilla vita da laboratorio. Tra bisonti selvaggi, fiumi siberiani solcati su barche guidate da accaniti bevitori di vodka e altre avventure folkloristiche. Un esempio? La vita da campo insieme ai cacciatori locali di reperti: «Sono superstiziosi: è loro abitudine non lavarsi per due settimane prima di cercare zanne d’avorio». «Spesso i resti congelati si trovano in grotte strette e buie, continuamente a rischio crollo. Tra i pericoli maggiori c’è la scarsità di ossigeno. I resti di mammut e altri animali presitorici appena portati alla luce, infatti, cominciano subito a decomporsi e sprigionare gas che satura le cavità in pochissimo tempo. Ma la soddisfazione è enorme, lo farei anche gratis». Ricerca per qualcuno, business per le popolazioni siberiane: una zanna di mammut può essere venduta anche a 30mila euro. Per rendersi conto del giro d’affari (legale, laggiù) basti pensare che in una singola località si possono trovare anche quindici carcasse in un solo mese di lavoro. «A volte si tratta di scheletri, di solito corpi interi, perfettamente conservati».

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