"A Cellino vanno sequestrati 59 milioni"

La richiesta della Procura nell’udienza davanti al Riesame. Il presidente delle Rondinelle: "Sono una persona onesta"

di Beatrice Raspa

A metà udienza, è uscito a prendere una boccata d’aria. O meglio, di sigaretta. "Sono una persona onesta, quante strumentalizzazioni ho sentito, quante stupidaggini", si è sfogato il patron del Brescia Calcio Massimo Cellino, ribadendo la propria innocenza. "In tutta questa storia la squadra non c’entra niente, non si sta bloccando il mercato del Brescia", ha proseguito fumando a raffica l’imprenditore sardo. Questo nelle intenzioni. Perché il problema è che adesso bisognerà vedere che cosa decideranno i giudici del Riesame bis, davanti ai quali la pm Erica Battaglia, nell’ambito di un’inchiesta per presunta frode fiscale, esterovestizione e autoriciclaggio a carico del numero uno delle Rondinelle, nei guai con la moglie e quattro collaboratori, ha rinnovato la richiesta di un sequestro patrimoniale di proporzioni stellari: 59 milioni e rotti di euro. 59.118.807,60 per la precisione. Soldoni che, per l’accusa, Cellino avrebbe fatto sparire facendoli transitare da una società all’altra, occultandoli in paradisi fiscali all’estero. Nel mirino della magistratura rischiano di finire Brescia Calcio S.p.a., Brescia Holding S.p.a., Eleonora Immobiliare S.p.a., Eleonora Sport Ltd, Trust MC Family number 1, Trust Sporting 2006, Iland Holding s.a. La galassia delle società riconducibili al patron.

Nei mesi scorsi la Procura si era vista rispondere picche dal Riesame e dal gip, che aveva ammesso solo il sequestro relativo all’importo della cartella esattoriale emessa dalle autorità di Cagliari, ossia 664.535 euro. Un debito che, peraltro, in una delle scorse udienze il 65enne aveva promesso di saldare. Ora però, in tasca una pronuncia della Cassazione totalmente favorevole, la pm Battaglia è tornata alla carica. Lo scorso 25 febbraio i giudici romani avevano sposato in toto la ricostruzione accusatoria. Riconoscendo cioè il reato di esterovestizione, dichiarando utilizzabili le intercettazioni nei confronti del presidente del Brescia e soprattutto quantificando il sequestro che ora il Riesame potrebbe firmare: 59 milioni che si ipotizzano transitati sul trust ‘The MC family trust number 1’, fondo creato da mister Cellino nelle isole Jersey nel Canale della Manica. A parere della Corte suprema "Il profitto del reato deve essere individuato non già nell’importo delle imposte non pagate (la cartella esattoriale di cui si diceva, ndr) essendo quest’ultimo, semmai, il profitto delle ben diverse condotte di evasione, eventualmente commesse in precedenza ed integranti illecito penale in presenza dei requisiti di legge, bensì nel valore del bene o dei beni idonei a fungere da garanzia nei confronti dell’amministrazione finanziaria che agisca per il recupero delle somme evase ed oggetto delle condotte artificiose considerate dalla norma". E poi: "Il complesso schema di società controllate, tra loro utilizzate come schermi giuridici da Cellino per sottrarsi al Fisco, è il prodotto di un disegno realizzato a tavolino, articolato e protratto in anni nell’ambito di una stabile determinazione criminosa finalizzata all’evasione e all’impiego dell’illecito risparmio di spesa conseguito", hanno scritto i giudici romani. La palla passa ai colleghi bresciani che si sono riservati la decisione.

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