Milano, 29 luglio 2014 - Persone che diventano personaggi. Storie vere così dense di fascino da chiedere, per essere raccontate, il linguaggio della letteratura. Biografie. In una cornice narrativa. Come quella di Samuel ben Nissim, uno scaltro ragazzo ebreo, protagonista di «Inseguendo un’ombra» di Andrea Camilleri, Sellerio. In un gioco di vero e verosimile, Camilleri parte da vaghe tracce storiche nella Sicilia del Quattrocento e dal ghetto di Caltabellotta (era diffusa, la presenza ebraica nell’isola, prima di persecuzioni e conversioni forzate) e ricostruisce, con la forza della letteratura, l’esistenza inquieta d’un uomo avido e ambiguo. Perché Samuel spregiudicatamente si converte, si fa battezzare e diventa Guglielmo Raimondo Moncada, predicatore tagliente e persecutore di ebrei. E ama altri ragazzi con disperata passione, tradisce, commette delitti tremendi, fugge, cambia nome e come Flavio Mitridate seduce Pico della Mirandola.

Una vita coltissima (dalla cabbala alle lingue orientali, dalle pagine più difficili delle Scritture alle scienze) e dissipata, sempre mentendo. Dissimulando. E sparendo… La leva è l’impostura (come nel «Consiglio d’Egitto» di Sciascia, di cui s’avverte l’eco dolente). E la fragilità della verità. Nelle pagine, la piega feroce e fanatica della stagione che porta all’Umanesimo. E la profondità del «cuore di tenebra” dell’uomo, pur in presenza di una vastissima cultura. Terra di personaggi controversi, d’altronde, la Sicilia. Come Raimondo Lanza di Trabia, principe avventuroso ed elegante, ironico e spericolato, sino a diventare un mito degli anni Cinquanta (a lui Domenico Modugno dedica una delle sue canzoni più belle, “Vecchio frac”).

In “Mi toccherà ballare”, per Feltrinelli, la figlia Raimonda Lanza di Trabia e la nipote Ottavia Casagrande ne ricostruiscono la storia, nei suoi risvolti più inediti e misteriosi, partendo da una frase del fratello Galvano in punto di morte (“Non si è ucciso”) e da una valigia zeppa di documenti, fotografie, memorie. Antiche radici nobili e un immenso patrimonio, ma anche passione per le novità (il cinema e i motori, per esempio), una grande forza seduttiva (i legami con Susanna Agnelli, Edda Ciano e Rita Hayworth, prima di sposare la bellissima attrice Olga Villi) e un vorticoso giro di amicizie (da Gianni Agnelli ad Ari Onassis, da Luchino Visconti a Robert Capa). Un vitalismo estremo, per controbilanciare malinconie e inquietudini di morte. E l’ombra della mafia che si allunga sulle sue miniere, i suoi feudi, le sue fortune. L’Italia dandy si tinge di noir. Paese da rileggere, comunque.

Usando, come guida preziosa, i “Ritratti italiani” di Alberto Arbasino per Adelphi: da Agnelli ad Antonioni, da Benedetti Michelangeli a Bertolucci e Bobbio e ancora, tra i tanti, Calvino, De Chirico, Eco, Einaudi, Fellini, Flaiano, Guttuso, Longhi, Loren, Mattioli, Moro, Nono, Pasolini, Pertini, Praz, Puccini, Rosi, Ripellino per finire con Verdi, Visconti e Zeri. Personalità originali, personaggi d’una storia nazionale di cui essere criticamente fieri. Luci e memorie e perché no? nostalgie. Ed è nostalgia quella che ispira le pagine di “Il mondo senza sonno”, quattro piccoli saggi sull’Europa tra le due guerre scritti da un grande autore, Stefan Zweig e raccolti da Skira. Letteratura e ricordi, per non dimenticare.

di Antonio Calabrò