Milano, 4 giugno 2014 - Non ha dubbi il giudice sul caso di Adam Kabobo, il ghanese che l'11 maggio 2012 ha ucciso con un piccone tre passanti: Daniele Carella, 21 anni; Alessandro Carolé, 40, ed Ermanno Masini 64: "La condizione di emarginazione sociale e culturale dell'imputato è già stata infatti valutata, quale concausa della patologia mentale riscontrata, nel riconoscimento della seminfermità mentale. La condizione di stress derivante dalla lotta per la sopravvivenza - continua il gup - ha inciso sulla patologia di base, aggravando la sintomatologia delirante e allucinatoria e la compromissione cognitiva". Lo scrive il giudice per l'udienza preliminare Manuela Scudieri nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato a 20 anni di reclusione e ad altri 3 di casa di cura e custodia come misura di sicurezza l'imputato.

“Non si ritiene di dover riconoscere invece una provvisionale al Comune di Milano, avendo tale ente subito per effetto dei reati di cui ai capi 1, 3 e 5 (i tre omicidi, ndr) verosimilmente un danno di lesione all’immagine non liquidabile neppure parzialmente in questa sede”. Scrive ancora il gup Manuela Scudieri nelle motivazioni della sentenza. Il Comune si era costituito con l’intenzione di esprimere “vicinanza” anche dal punto di vista processuale alle famiglie dei tre passanti uccisi, avevano spiegato all’epoca gli avvocati comunali, chiarendo che gli eventuali risarcimenti al termine del procedimento sarebbero stati devoluti ai familiari delle vittime. Il Comune lamentava un “danno all’immagine” causato dalla “violenza” manifestata da Kabobo commettendo i tre omicidi.