Milano, 20 maggio 2014 - È la storia di Luca (nome di fantasia), e di un robot. Un bambino di due anni mezzo, malato di cancro, e un amico fatto di valvole e circuiti, che gli ha salvato la vita. Una storia a lieto fine perché il tumore, grazie agli esperti del Policlinico di Milano, è stato rimosso senza sacrificare alcun organo, ma addirittura ripristinandone la funzionalità. Miracolo realizzato proprio grazie all’utilizzo di un automa in sala operatoria, in quello che è di fatto il primo intervento in Italia di questo tipo.

Il dramma di Luca comincia più o meno un anno fa, quando un altro ospedale lo invia al Pronto Soccorso Pediatrico del Policlinico. Già allora, raccontano i medici di via Sforza, il piccolo «si presentava in gravi condizioni generali, con una importante insufficienza renale acuta, valori 7 volte oltre la norma e la presenza di una grossa tumefazione addominale».

Il bimbo viene subito ricoverato nella Rianimazione Pediatrica e trattato con procedure d’emergenza, che migliorano subito le sue condizioni. Gli esami diagnostici dimostrano però che c’è un grosso tumore che coinvolge la prostata, la vescica e diversi linfonodi. Un «rabdomiosarcoma embrionale», tumore raro e aggressivo che colpisce nella prima infanzia. Con i colleghi dell’Istituto Nazionale dei Tumori, gli esperti del Policlinico calibrano la chemio e la radioterapia. L’obiettivo ridurre il più possibile la massa tumorale, in modo da renderla abbastanza piccola da essere asportata.

Passeranno 9 mesi di trattamenti e cure prima di arrivare alla sala operatoria, con il vero e proprio intervento chirurgico. Gli specialisti guidati da Gianantonio Manzoni, direttore dell’Urologia Pediatrica del Policlinico e neopresidente della European Society for Pediatric Urology (Espu), eseguono una «cisto-prostatectomia parziale per via robotica laparoscopica assistita». Rimuovono, insomma, il tumore residuo preservando i tessuti sani e salvando la funzionalità degli organi coinvolti.

A effettuare l’intervento, con il robot da Vinci, è Bernardo Rocco, chirurgo urologo specialista della Fondazione. A due mesi dall’operazione, Luca è sano come gli altri bambini.

di Enrico Fovanna