Milano, 29 aprile 2014 - È entrato in Cina in punta di piedi, aprendo 15 negozi in due anni, ma ora il gruppo Camicissima sfodera l'artiglieria pesante: 440 monomarca nel Paese di Mezzo entro il 2019, mille se si guarda alla strategia mondiale. Fenicia spa, la società della famiglia siciliana Candido che possiede il marchio di camiceria da uomo, ha affidato i diritti di utilizzo in esclusiva per venticinque anni alla cinese Zhejian Baoxiniao Garment, che ha già in portafoglio 1.500 negozi di abbigliamento maschile.

Con un investimento stimato tra i 40mila e 60mila euro a punto vendita, il partner orientale aprirà già quest'anno 35 nuove insegne, che saranno 45 l'anno prossimo, 60 nel 2016 fino alle 120 del 2019 che porteranno il progetto a regime. “Dalla prima inaugurazione a Shanghai, a dicembre del 2012 – spiega Fabio Candido, presidente di Fenicia spa – abbiamo registrato un continuo sviluppo, il prodotto è quello giusto. Per questo abbiamo individuato un partner per ampliare la distribuzione”.

Dopo la sperimentazione nelle città di primo livello – le più importanti metropoli cinesi, ma già presidiate –  il gruppo Zhejian, quotato alla borsa di Shenzhen, porterà le camicie dei Candido anche nei centri commerciali e nelle vie dello shopping di quelle di secondo e terzo livello, dove il mercato non è ancora saturo. Già concessionaria della distribuzione di alcuni marchi di abbigliamento internazionali, il partner gestirà anche lo sbarco di Camicissima nell'arena dell'e-commerce del Dragone, altra potenziale miniera d'oro visto che più della metà della popolazione cinese naviga in internet e fa acquisti online.

Candido spiega che “oggi il fatturato estero è di circa il 15%, entro il 2018 vogliamo arrivare al 50%”. L'altro obiettivo, attraverso l'internazionalizzazione del brand - "oggi puoi raggiungere 2-3 miliardi di nuovi consumatori che le vecchie generazioni non avevano” - è di  “triplicare il fatturato, che per il 2013 è di circa 50 milioni”. Nel 2014 la previsione è di un incremento del 10-12%. Oltre alla Cina, il gruppo italiano, nato camiceria a Palermo nel 1931 e diventato spa globale con testa a Milano, aprirà nei prossimi anni anche 176 negozi negli Stati Uniti, dopo i buoni risultati dei due di New York. E ancora: Messico, Brasile, Filippine e Corea sono tra le future mete della Fenicia, che ha già messo radici in Giappone, Libano, Austria, Germania, Panama, Grecia, Ucraina ed Emirati Arabi.

All'orizzonte c'è una possibile collezione femminile, dopo lo stop della sperimentazione in Italia, anche se Candido conferma che il business centrale resta l'uomo e la camicia in particolare. “Quest'anno abbiamo lanciato il pantalone – spiega – ma ci fermiamo”. La produzione, che per l'Europa è già divisa tra Italia e Romania, anche per le future inaugurazioni andrà di pari passo con le caselle conquistate sullo scacchiere internazionale. “La produzione per i negozi cinesi sarà realizzata per il 60-70% in Cina, mentre per la restante parte in Italia – ha affermato Candido –. Anche in altri Paesi avverrà più o meno così, ovvero realizzeremo la gran parte dei capi localmente. A Milano, comunque, rimarrà il centro delle idee e dello stile”.

Fenicia ha chiuso il 2013 con debiti verso le banche per 12,8 milioni di euro. “Questo perché da sempre abbiamo fatto investimenti immobiliari per aprire negozi – ha spiegato il presidente –. Ci hanno anche consigliato di fare una scissione delle nostre proprietà immobiliari, ma noi preferiamo portare avanti la nostra tradizione. Senza gli investimenti in immobili avremmo una posizione finanziaria meno importante”. La famiglia Candido comunque non esclude un debutto in Borsa o l'ingresso di un fondo di private equity nel capitale aziendale.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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