Milano, 25 aprile 2014 - A volte non pagare l’Iva non è reato. La crisi economica del settore, assieme ad altre «circostanze eccezionali, non prevedibili» hanno portato il tribunale ad assolvere con formula piena Daniele Fiorentini, ex amministratore delegato di Sil, la Società Italiana Liquori ora in stato di liquidazione, accusato di aver omesso di versare oltre 320.458 euro di Iva per il 2008. Lo ha deciso lo scorso 17 febbraio il giudice monocratico della prima sezione penale Micaela Curami, che ha scagionato l’ex ad della società che produce, importa e distribuisce in Italia liquori e nota per il Vov, ritenendo che «il fatto non costituisce reato».

La crisi da sola non basta ad assolvere dagli obblighi fiscali, in realtà. Il magistrato, come si legge nelle motivazioni depositate di recente, è partito dalla considerazione che in generale «la crisi di liquidità, di per sé, non può (...) elidere il dolo del reato in esame, perché, rispetto ad essa, l’imprenditore ha l’obbligo di attivarsi per prevenirne gli effetti e mettersi nelle condizioni di rispettare la scadenza tributaria», accantonando gli importi dovuti. Ma il caso di Sil e di Fiorentini, ad avviso del giudice, è «diverso», in quanto «la gestione dell’accantonamento e del successivo pagamento» è «stata di fatto resa impossibile per il determinarsi di una serie di eventi non prevedibili» dall’ex amministratore delegato, «eccezionali» e «non ascrivibili a sua colpa»: una «situazione di illiquidità», già nel 2007, per una «drastica contrazione delle linee di credito dovute all’erronea segnalazione» da parte della Centrale Rischi di una banca (che ha poi inviato una «lettera di scuse») relativa a un presunto inadempimento della società, «in uno con la crisi del settore».

Crisi che comportò un allungamento dei tempi di pagamento da parte dei clienti: non più 60 o 90 giorni ma ritardi fino a 300 giorni. Stando ai testi, fra l’altro, nella difficoltà Fiorentini si preoccupò comunque di assicurare ai lavoratori dell’azienda un’uscita «morbida» e tra le prime misure dispose anche un taglio ai compensi degli amministratori, tentando infine, senza riuscirci, di ottenere una rateizzazione del debito fiscale. Ad istruire il fascicolo, sulla base di una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate, era stato il procuratore aggiunto Francesco Greco, il quale, tra il marzo e l’aprile 2012 aveva chiesto e ottenuto dal gip un decreto penale di condanna di 6.840 euro. Decreto a cui Fiorentini, tramite il suo legale, l’avvocato Paolo Grasso, si era opposto, chiedendo il processo che ora si è concluso con l’assoluzione.
 

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