Milano, 18 marzo 2014 - Sono riuniti dalle 17.30 circa in camera di consiglio i giudici della terza sezione penale della Cassazione, che devono decidere se confermare o meno due anni di interdizione dai pubblici uffici nei confronti di Silvio Berlusconi. La sentenza è stata confermata: Silvio Berlusconi è quindi stato interdetto per due anni dai pubblici uffici.

Il procuratore generale della Corte di Cassazione Aldo Policastro ha chiesto che siano confermati i due anni di interdizione,  pena accessoria relativa alla condanna per frode fiscale inflitta al Cavaliere nell'ambito del processo Mediaset il 19 ottobre scorso, e che "corrisponde ai criteri costituzionali",. Per questo il Pg ha chiesto alla Terza sezione penale della Corte di cassazione che "sia rigettato il ricorso" presentato dai legali di Silvio Berlusconi che avevano chiesto l'annuallamento della pena accessoria o, in subordine, il ricalcolo a un anno.

Il verdetto dei supremi giudici e' previsto per questa sera. Se il collegio decidera' di confermare il periodo di interdizione fissato dalla corte d'appello di Milano il 19 ottobre scorso, tale pena accessoria sara' immediatamente esecutiva. Il collegio della Terza sezione, in mattinata, aveva ultimando la trattazione della causa che nel ruolo precede quella del 'Cav'. Poi, una sospensione per pausa pranzo di circa tre quarti d'ora e quindi attorno alle 15 la causa Mediaset. Relatore della causa è il giudice Renato Grillo, mentre la requisitoria e' stata affidata al sostituto pg Aldo Policastro.

+++AGGIORNAMENTO+++ Intorno alle 22 la sentenza: Silvio Berlusconi è stao interdetto per due anni dai pubblici uffici.

LEGALI BERLUSCONI SOLLEVANO IL CASO GRANDE STEVENS - Franco Coppi e Niccolò Ghedini, legali di Silvio Berlusconi, hanno chiesto ai giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione, chiamati a decidere sull'interdizione dai pubblici uffici del Cavaliere, o l'annullamento della sentenza che commina la pena accessoria di due anni, o la sospensione del procedimento e il rinvio degli atti alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, affinché decida sulla questione pregiudiziale sollevata nel ricorso dei legali sulla cumulabilità o meno della pena accessoria dell'interdizione con le conseguenze del reato prevista dalla legge Severino, quali l'incandidabilità.

Con una mossa a sorpresa che ha spiazzato sia il rappresentante della Procura della Cassazione sia il collegio della Terza Sezione Penale, l'avvocato Franco Coppi ha anche presentato ai giudici copia di una sentenza della Corte europea dei Diritti Umani pubblicata il 4 marzo sul 'caso' di Franzo Grande Stevens e degli altri rappresentanti di societa' riconducibili alla galassia Fiat come Ifil-Exor. Ad avviso di Coppi il verdetto di Strasburgo ha attinenza con la vicenda del Cavaliere in quanto "affronta il problema della cumulabilita' delle sanzioni penali e rileva che qualora una sanzione accessoria, non importa se di natura penale o amministrativa, incide su diritti fondamentali, allora si deve giungere alla conclusione che ha natura penale e non puo' essere cumulata con un'altra sanzione simile per il divieto di "ne bis in idem".

Coppi ha aggiunto che la Corte europea ha constatato che "le sanzioni amministrative inflitte dalla Consob a Franzo Grande Stevens e agli altri imputati ammontavano a multe in milioni di euro e prevedevano anche la perdita di incarichi societari: la pesantezza economica e il riflesso sull'onorabilita' degli imputati hanno convinto Strasburgo che queste sanzioni avevano natura penale e non amministrativa". "Noi crediamo che il caso del dottor Berlusconi sia come quello di Grande Stevens perche' sono identici gli effetti della legge Severino e dell'interdizione e per questo - ha proseguito Coppi unendo anche Ghedini alla sua richiesta - chiediamo che i fatti siano rimessi alla Corte Ue e che questa udienza sia sospesa in attesa della pronuncia di Strasburgo".