Milano, 3 marzo 2014 - I processi ai fantasmi costano. Ogni anno, solo in città, lo Stato spende almeno un milione di euro per le parcelle degli avvocati che difendono gli irreperibili. È il gratuito patrocinio dei “fantasmi”: per lo più cittadini extracomunitari denunciati (talora anche arrestati) per reati minori - guida senza patente, furtarelli - che però nell’attesa del processo svaniscono nel nulla delle loro identità talvolta false. Cambiano nome o solo città, oppure tornano nel loro Paese d’origine. La giustizia italiana, però, li insegue, li cerca, spedisce loro notifiche e provvedimenti, ma ovviamente non li trova. E tuttavia li cita o li rinvia a giudizio e per processarli deve nominare loro un avvocato e poi pagarlo.

Nel 2013 solo a Milano il gratuito patrocinio è costato nel complesso alle casse statali quasi 2 milioni e mezzo di euro. Una spesa cresciuta negli ultimi dodici mesi del 16 per cento. Più della metà della somma serve naturalmente a garantire l’effettiva difesa ai cittadini che non possono permettersela anche per colpa della crisi economica. Ma, stando alle statistiche, l’altra metà del denaro (o quasi) è destinata, per l’appunto, agli avvocati degli irreperibili. Il giudice Fabio Roia, ex membro del Consiglio superiore della magistratura, oggi presidente di sezione in tribunale, sostiene che - calcolando la parcella di un avvocato al minimo delle tariffe professionali - un processo ad un irreperibile costa per la sola difesa circa 900 euro, ai quali bisogna aggiungere il prezzo del dibattimento in sé. Visto il numero degli irreperibili, in un anno il conto della giustizia per i fantasmi sale a più di un milione di euro soltanto nel tribunale milanese.

È vero che di solito le relative sentenze prevedono condanne anche a multe o ammende varie - magari 2 o 3 mila euro destinati allo Stato - ma è altrettando ovvio che, se non si trova l’imputato condannato, tantomeno si potrà sperare di trovare i suoi soldi. Tempo e denaro sprecati - ha osservato Roia in un recente convegno milanese su “Il governo dei magistrati fra presente e futuro” - mentre l’intero sistema giustizia fatica sempre di più per l’aumento del numero delle notizie di reato (a Milano nel 2013 +6,8%) e dei relativi processi da celebrare. Risultato: nell’ultimo anno giudiziario sono aumentate di 4 volte le prescrizioni dei processi pronunciate in fase d’appello. «Unica soluzione possibile - conclude il giudice - è ammorbidire in qualche modo il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale».

Mario Consani