Milano, 19 febbraio 2014 - Una moneta senza peso, né filigrana, né colore, “stampata” virtualmente e virtualmente scambiata. Ma il valore, quello è reale. Così come è reale l'economia che ormai ruota intorno al Bitcoin. La criptovaluta è stata inventata cinque anni fa, uscita dall'anonimato dei circoli per tecnofili e diventata moneta corrente. E reali saranno i bancomat che, sulla scia di Canada e Finlandia, saranno installati anche ad Austin e Seattle, negli Stati Uniti.

“Il Bitcoin è una valuta globale: ovunque c'è elettricità e internet si può usare. Una volta inventato questo metodo, non si può più disinventare: le banche e il sistema si dovranno adattare a questa nuova realtà”. Il commento è di David Orban, appassionato di Bitcoin, diviso tra Bergamo (dove vive la famiglia) e New York (dove gestisce una società di video online), chiamato a parlare domani della moneta elettronica alla Social media week in corso a Milano.

La più grande rivoluzione della criptovaluta, secondo Orban, è che il Bitcoin non può essere duplicato. “La transazione è unica”, incalza Simone Riccardi, spalla nell'incontro alla Social Media Week e fondatore di “Viaggi verdi”. A elaborare le operazioni non ci sono banche ma cervelloni potentissimi (ed è proprio l'alta capacità di calcolo a garantirne la sicurezza), che registrano ogni azione su un registro pubblico, il “block chain”. Qui dentro sono scritti tutti i passaggi da un pagatore A a uno B, dei Bitcoin e delle loro frazioni. La moneta, insomma, non può sparire dalla circolazione.

E dato che a ogni possessore di un portafoglio Bitcoin è associato un codice alfanumerico, “non è vero che chi fa transazioni non è individuabile”, osserva Riccardi. Certo però è che la criptovaluta è subito piaciuta ai pirati del deep web. Non solo: il suo valore è soggetto a continue speculazioni. Dai 13 dollari di inizio 2013 la moneta è schizzata agli oltre 1.200 di fine anno, per poi crollare a sotto quota 400 nei giorni scorsi sotto i colpi degli attacchi hacker. I commercianti che accettano Bitcoin, per tutelarsi dal rally del cambio, aggiornano le quotazioni frequentemente e riscuotono quanto prima la quota nella valuta di casa.

Secondo Orban e Riccardi, le fluttuazioni sono dovute a due fattori: alla scarsa circolazione del contante e alla sua giovane età. Ma appena l'uso si diffonderà, prevedono un mercato più stabile. Nei prossimi anni, inoltre, il conio di criptomoneta, stampata dagli stessi calcolatori “contabili” che registrano le operazioni, raggiungerà il tetto massimo di 21 milioni di Bitcoin.

Per Orban, “Bitcoin potrà offrire applicazioni finanziarie bancarie a quei tre miliardi di persone al mondo che non hanno carte di credito né conti correnti perché non sono interessanti per le banche. Inoltre abbatte il costo della gestione delle banconote, le commissioni sulle transazioni e sulle rimesse di denaro da un Paese all'altro, per cui oggi viene trattenuto dal 10% al 20% della somma”. A

preoccupare è l'assenza di regolazione e gli Stati stanno studiando forme per incanalare il Bitcoin, senza passare alle maniere forti di Russia e Thailandia, che l'hanno proibito. Secondo Roberto Liscia, presidente di Netcomm (il consorzio italiano dell'e-commerce), bisogna “separare il campo della speculazione da quello dello scambio: nel primo caso siamo di fronte a un fenomeno simile ai derivati, ma nel secondo il potenziale è straordinario”. Con i portafogli sul telefonino o il pagamento da carta a cassa semplicemente avvicinando la prima alla seconda, per Liscia è in corso un'alfabetizzazione digitale nei negozi di vicinato. Terreno fertile che il Bitcoin, che rispetto agli altri strumenti ha un asso in più da giocare: abbatte i costi della macchina della finanza. Alle banche la prossima mossa.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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