Milano, 17 febbraio 2014 - Mariafrancesca Garritano resta fuori dalla «sua» Scala. Nei giorni scorsi, il Tribunale del lavoro ha respinto il ricorso della ballerina licenziata dal Piermarini nel febbraio 2012: il giudice ha confermato il provvedimento punitivo della dirigenza di via Filodrammatici. Per chi non lo ricordasse, l’artista era finita nel mirino per un’intervista rilasciata a inizio dicembre 2011 al settimanale britannico The Observer, poi ripresa anche dai media italiani: in quell’occasione, Marygarret, partendo dal suo libro «La verità, vi prego, sulla danza», aveva svelato uno spaccato choc del mondo della danza, fatto di rinunce, disturbi alimentari e problemi di salute, fino all’anoressia.

Frasi indigeste per i vertici scaligeri, che avevano messo alla porta la trentacinquenne calabrese poche settimane dopo, accusandola di aver violato «i doveri fondamentali che legano un dipendente al suo datore di lavoro, facendo venir meno il necessario rapporto fiduciario alla base di tale legame». Immediata la reazione della Garritano: «Non ho mai voluto attaccare il teatro che mi ha dato tutto — ha ripetuto più volte — le mie parole si riferivano a un problema che riguarda il mondo della danza in generale». Tesi non accolta dal giudice del lavoro già nel settembre 2012, quando, come stabilito dalla nuova normativa Fornero, è stata emessa un’ordinanza «provvisoria» che ha ritenuto legittima l’azione disciplinare del Piermarini.

Il 10 febbraio scorso, la conferma del verdetto, dopo quasi due anni di battaglia legale: Mariafrancesca Garritano non può tornare sul palcoscenico di via Filodrammatici. «Ho parlato di importanti verità e creduto in una battaglia sensata per migliorare le cose, avendo speranza», si sfoga ora la ballerina. Risultato: «Oggi, però, ho serie difficoltà a credere in quella giustizia che avrebbe dovuto tutelarmi». Quindi, l’attacco: «Da un attento ragionamento — prosegue la nota di Marygarret — ho la certezza che il mio caso sia stato condotto all’insegna dell’ostracismo al fine di “impartire una lezione”». Quale? «Colpirne uno per educarne cento, salvando la forma a discapito della sostanza».

In ogni caso, l’artista non si darà per vinta: «È finito il tempo dell’attesa, è tempo di verità e intendo andare fino in fondo perché ho perso il mio lavoro, ma non certo la mia dignità». Detta in altri termini: si va in appello, con la speranza di ribaltare tutto. Ne è convinto l’avvocato Alessandro Russo, uno dei legali di Mariafrancesca Garritano: «Questa decisione ci ha sorpresi, non ce l’aspettavamo davvero». Si punta sul secondo grado, che quantomeno dovrebbe essere decisamente più veloce del primo: nel giro di tre mesi, al massimo, arriverà una risposta. Positiva o negativa che sia.

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