Milano, 14 febbraio 2014 - Per il futuro delle aree Expo scocca l’ora della verità. Milan e Inter hanno tempo fino alle 12.30 del 17 marzo per dire se hanno intenzione di costruire un nuovo stadio di proprietà proprio sulle aree di Rho. La scadenza è stata messa nero su bianco dalla società Arexpo nell’avviso pubblico che, come annunciato nei giorni scorsi, sarà pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale. Detto altrimenti: l’avviso pubblico per eventuali manifestazioni di interesse all’operazione-stadio starà aperto poco più di 30 giorni. Bando lampo. Sì, perché sul progetto non c’è chiarezza né in casa Milan né in casa Inter. I rossoneri una proposta l’hanno già avanzata, vero. Ma i vertici della società (leggi: la famiglia Berlusconi) restano divisi tra chi vorrebbe rilanciare San Siro e chi invece ritiene non rinviabile lo stadio di proprietà. Non solo: il Milan sta vagliando anche aree alternative a quelle dell’Expo, a partire dall’area ex Falck di Sesto San Giovanni.

Quanto all’Inter, l’interesse del neopresidente nerazzurro Erick Thohir per l’edificazione, nel breve termine, di un nuovo impianto sembra essersi raffreddato. Da qui la volontà di Arexpo, la Spa proprietaria dei terreni, e dei suoi soci, Regione e Comune, di avere certezze il prima possibile. E proprio dai club milanesi. Nell’avviso pubblico si specifica, infatti, che la “gara” è riservata a società sportive iscritte al campionato di Serie A o «ad altro operatore avente accordo formalizzato con una delle predette società». Che il nuovo stadio dovrà essere «multifunzionale», ovvero: dovrà prestarsi ad ospitare concerti, spettacoli dal vivo ma anche manifestazioni di altre discipline sportive. Che dovrà essere «uno stadio sul modello europeo», vale a dire: con spazi commerciali e ristoranti. Che la parte delle aree scelta per l’impianto (non più di 50 mila posti scanditi su circa 100-120 mila metri quadrati) è quella orientale. E, infine, che «è possibile indicare interesse a realizzare ulteriori impianti sportivi in altre aree del sito».

È, questo, il progetto della Cittadella dello Sport. Tutto pacifico? Non esattamente. Resta da risolvere un quesito: il progetto di uno stadio sulla parte est dei terreni Expo e quello di altri impianti sportivi può procedere su un binario separato rispetto agli altri progetti di riqualificazione, in primis il grande parco urbano, previsti sulla totalità dell’area? Detto altrimenti: si deve lanciare una gara unica, seppur divisa in sottocomparti, o è meglio procedere con gare separate? Il Comune è decisamente, e da sempre, per la prima opzione. E il vicesindaco Lucia De Cesaris lo ha ribadito anche ieri: «Lo stadio è un’opportunità ma non può e non deve essere un vincolo per chi vuole investire nell’area. L’esito dell’avviso non è vincolante». E la Regione sarebbe d’accordo, non fosse per Infrastrutture Lombarde, che spinge per la soluzione “spezzatino”. E allora non manca chi fa notare che tra i legali che seguono il Milan c’è chi (Carmen Leo, per l’esattezza) segue pure Infrastrutture Lombarde.

 

di Giambattista Anastasio

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