Cuggiono, 9 febbraio 2014 - «Carlotta è a casa». Parole piene di emozione che i genitori Di Lauro non vedevano l’ora di pronunciare, dopo una settimana angosciante, senza sapere che fine avessero fatto la figlia e la nipotina. Una grande preoccupazione nel cuore, spezzata dalla comunicazione arrivata anche a noi proprio dalla mamma Giose Padovan, che ci ha chiamati venerdì alle 20.30 per farci sapere che Carlotta era di nuovo dalla sua famiglia. Come un bisogno, forse, di sfogare su largo raggio il grande senso di sollievo provato e quasi, nello stesso tempo, dichiarare al mondo intero che la figlia, consegnatasi spontaneamente, non è una malvivente.

Ad oggi, effettivamente, l’unica vera colpa di Carlotta è di aver amato un giovane e di averlo seguito nel suo delirante progetto: nessun alibi, però, per il coinvolgimento in tutto questo di una piccola creatura di soli cinque anni che ha vissuto innocentemente le peripezie della madre. Ma “casa” è pur sempre il termine usato dalla sua nonna, anche se il focolare domestico sarebbe stato l’ultimo posto dove Carlotta avrebbe potuto pernottare venerdì sera. Poco ha importato, infatti, per mamma, papà e le sorelline, che dopo una settimana di sparizione l’hanno riavuta viva.

«Ve lo sto dicendo da mamma – ha detto con la voce strozzata dal pianto, Giose -. Stanno entrambi bene e questo ci basta». Uno strazio in parte finito per una mamma che dovrà badare alla nipotina, mentre la sua primogenita si prepara a fare i conti con la giustizia. Quando, paradossalmente, anche lei è una donna di legge. Vigilessa a Buscate, la Padovan è fa una pittrice affermata. Anche il suo studio in piazza San Giorgio è rimasto chiuso in questi giorni mentre era barricata in casa, con il cellulare vicino a sperare in una telefonata.

Casa cutrì «Fra i due, il papà è particolarmente distrutto». Lo dice l’avvocato di famiglia, Roberto Grittini, riferendosi a Mario Cutrì. Un figlio in galera, uno fuggitivo e l’altro morto, sul quale è stata disposta l’autopsia per martedì prossimo. Oggi Grittini raggiungerà il carcere di Poggio Reale per l’interrogatorio di Aristotele Buhne, mentre lunedì toccherà a Daniele Cutrì. Un unico capo d’imputazione unisce gli arrestati fino ad oggi, ovvero il reato di procurata evasione e tutti quelli inerenti alla detenzione illegale di armi.