Milano, 3 gennaio 2014 - Al progetto di moneta complementare in Regione Lombardia si lavora da tempo. In particolare il leghista Andrea Gibelli, vicepresidente con Roberto Formigoni, ora direttore generale, porta avanti un team di esperti che si occupa del progetto. Sul tema era stato anche organizzato un convegno che aveva visto come relatori diversi docenti universitari. Poco conosciute ma molto diffuse, in Europa sono oltre cento le sperimentazioni di questo tipo di circuito. Evoluzione del vecchio concetto di baratto, queste forme monetarie consentono, attraverso unità di conto convenzionali, di attuare una compensazione fra debiti e crediti, e sono usate da diversi circuiti di imprese. Ora però il progetto porta anche la firma del Cie, a testimonianza del fatto che anche l’Unione europea ha preso atto delle problematiche dell’euro, e corre ai ripari. La Lombardia potrebbe essere la prima regione italiana a passare ai fatti.

Presidente, per l’Expo avremo una moneta complementare in Lombardia?
«Non voglio dare scadenze, ma stiamo lavorando alacremente. Se riusciremo a completare il progetto la moneta complementare potrebbe essere lanciata prima delle elezioni europee di maggio».
 

In realtà queste monete già esistono, anche in Italia.
«Certo ma io non voglio fare una cosa locale, ho l’ambizione di un progetto più ampio e strutturato, che riguardi le regioni del Nord, non solo piccole aree o circuiti di imprese come accade ora. Quello che c’è adesso ricorda i miniassegni degli anni ’70, che sostituirono la lira in tempi di crisi. Ora voglio capire se questo sistema nato da soggetti privati può diventare un’iniziativa istituzionale soprattutto in vista della macroregione alpina».
 

Cosa ne diranno a Roma?
«Io non faccio le cose con la benedizione romana o cercando il placet di qualche burocrate della capitale, anche perché in questi dieci mesi, a parte lodevoli eccezioni come il ministro Maurizio Lupi per le infrastrutture, da Roma alla Lombardia hanno fatto solo danni».
 

In fondo è una piccola secessione no?
«Sento tutti parlare di riforme, riforma del senato, riforma della Costituzione... Allora perché non la riforma del sistema monetario? E comunque Roma non è nelle condizioni di poter intervenire sulla moneta, i nostri riferimenti semmai sono Bruxelles e la Banca centrale europea, non certo il ministero dell’Economia».
 

Già in campagna elettorale lei aveva lanciato questa idea.
«Si tratta di una risposta a quelli che sono i due grandi limiti dell’euro: il fatto che non è una moneta legata all’economia reale, e la scarsa liquidità. Per questo in Europa esistono più di cento sperimentazioni di compensazione monetaria fra debiti e crediti che assumono il nome di moneta complementare. Ora però vogliamo andare oltre».
 

Chi sta lavorando al progetto?
«Nel team di lavoro ci sono il direttore generale di Palazzo Lombardia Andrea Gibelli, l’università Bocconi e quella di Bergamo, Eupolis e Finlombarda. Operano nell’ambito di un progetto europeo di studio delle monete complementari come partner istituzionali. In particolare sono state scelte tre realtà: il Bristol pound inglese, il Sardex italiano e la Rers olandese. Il progetto vuole sperimentare a livello europeo quelle che vengono dette monete complementari ma in realtà sono camere di precompensazione monetaria».
 

Quindi parliamo di Comunità europea, non di partiti euroscettici.
«I movimenti no euro sono la febbre, non la terapia. Esprimono la crisi del sistema monetario europeo che fu scelta politica sbagliata».

Il segretario federale Matteo Salvini porta avanti la battaglia No Euro.
«Io ho fatto il passaggio di consegne lasciando la segreteria a un ragazzo capace e brillante che ha lanciato subito questa campagna di alleanze coi partiti eurocritici. La Lega però interpreta il malessere diffuso non solo dicendo basta euro, ma proponendo un’alternativa».