Milano, 24 novembre 2013 - Rom e sinti? «Non tutti i rom sono ladri ma molti ladri sono rom (...) una bella percentuale». E se il presidente della Camera Laura Boldrini riceve alcuni rappresentanti delle comunità rom e sinti italiane: «La giornata della demagogia e del fancazzismo, poi con contorno di festival dei ladri». E ancora: «Speriamo che non si portino via gli arredi alla Camera, perché lì è pieno di quadri di pregio, di soprammobili (...) io un esamino con l’elenco di tutto quello che c’era prima della visita e di quello che è rimasto dopo lo farei prudenzialmente, l’esperienza insegna». Parole e musica di Mario Borghezio naturalmente, intervistato lo scorso aprile dalla trasmissione radiofonica “La zanzara”. Stavolta, però, rischia il processo per diffamazione aggravata dalla finalità di discriminazione o di odio etnico o razziale prevista dalla legge Mancino.
La Procura, dopo gli esposti di varie associazioni rom, ha infatti chiuso le indagini sul contenuto di quell’intervista radiofonica e il pm Piero Basilone ha intenzione di chiedere a breve il rinvio a giudizio di Borghezio, habituée di certe eleganti frasi a effetto. La primavera scorsa, persino il gruppo europarlamentare degli “euroscettici” Edf lo espulse dalle sue fila dopo che a un settimanale - intervistato sempre da uno dei giornalisti della “Zanzara” - Borghezio aveva ribadito le sue idee sul ministro Cecile Kyenge e sul «governo del bonga bonga».
Potevano mancare dunque le affettuose attenzioni per rom e sinti? Ovviamente no. Così quando l’8 aprile scorso il presidente della Camera ricevette a Montecitorio una delegazione di “figli del vento” in occasione della giornata internazionale istituita dall’Onu, Borghezio signorilmente commentava alla radio: «... quelle facce di c... che qualche presidente della Camera riceve...» e poi «un saluto al popolo rom glielo mando con una certa tranquillità e con una certa preoccupazione perché non sono in casa». Così ora il leghista è indagato anche per violazione dell’articolo 3 della legge del ’75 che ratificò la convenzione di New York, per aver diffuso “idee fondate sull’odio razziale ed etnico, consistenti nel pregiudizio che gli appartenenti al popolo rom commettano furti e nemmeno si propongano di lavorare”.
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