Milano, 30 ottobre 2013 - Sarebbe stata una revolver, usata da una persona in grado di sparare con abilità. E' questa una prima ricostruzione emersa dall'esame autoptico avvenuto sui cadaveri di Emanuele Tatone e Paolo Simone. I due pregiudicati sono stati uccisi domenica scorsa in un campo alla periferia di Milano, i colpi esplosi sono stati cinque.

Una preziosa conferma, quella autoptica, che dovra' ora attendere per la certezza gli esiti dell'esame balistico, anche se, dalle ferite di entrata e uscita, pare che il calibro dei proiettili usati sia compatibile. Questo dato confermerebbe l'ipotesi gia' allo studio degli investigatori che Tatone e Simone siano stati uccisi con la stessa arma. Dato che non sono stati trovati bossoli sul luogo del delitto si ritiene possa essere stato un revolver.

Un altro elemento che emerge da queste risultanze è che il killer sapeva evidentemente sparare, dato che ha agito con freddezza e precisione colpendo le sue vittime frontalmente e lateralmente: con tre colpi Tatone e con due Simone. E questo anche in considerazione del fatto che un revolver abitualmente non ha piu' di cinque o sei colpi.

L'autopsia ha indagato anche su altri elementi, come segni di violenza o tracce biologiche, ma su questo, per il momento, gli investigatori mantengono il massimo riserbo.

L'INDAGINE - Le ipotesi degli investigatori, che formalmente indagano a 360 gradi, si concentrano su tre piste principali. La prima riguarda uno 'sgarro' e sarebbe legata quindi a un rapporto personale. Le altre due si inquadrano nell'ambito di contrasti tra famiglie legate alla criminalita' organizzata. Tutte hanno la matrice dello spaccio di stupefacenti.

Le indagini proseguono coordinate non solo dal pm, cioe' sono oggetto di informative incrociate anche con la Direzione distrettuale antimafia, nell'ipotesi che riguardino la criminalita' di stampo mafioso e per permettere contribuiti esterni, soprattutto da intercettazioni provenienti da altre indagini che insistono su quel territorio.